L’immunodeficienza combinata grave (SCID) rappresenta una serie di patologie caratterizzate dall’insorgenza di due fattori, con epidemiologia, clinica e trattamenti differenti: si va dall’immunodeficienza combinata grave con deficit numerico dei li[...]
L’immunodeficienza combinata grave (SCID) rappresenta una serie di patologie caratterizzate dall’insorgenza di due fattori, con epidemiologia, clinica e trattamenti differenti: si va dall’immunodeficienza combinata grave con deficit numerico dei linfociti T e B all’immunodeficienza combinata grave con deficit numerico dei linfociti T e B normali, detta anche sindrome di Nezelof, patologie che conducono ad una prognosi infausta qualora non si riesca ad intervenire in tempo. I risultati degli studi condotti dal dottor O’Reilly, del Memorial Sloan Kettering Cancer Center, sono sorprendentemente ottimisti e positivi: secondo quanto emerso dalle ricerche, la diagnosi precoce è alla base del trattamento di SCID, ed è quindi fondamentale essere in grado di offrire alle future mamme la possibilità di accedere ad una diagnosi prenatale, che consente il trapianto in bambini sani e può garantire la sopravvivenza a lungo termine con il ripristino totale o parziale di immunità in oltre il 90% dei bambini affetti.
Fonte: Medicalresearch
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