La rivista Frontiers in Cellular Neuroscience riporta la notizia che alcuni ricercatori brasiliani dell’Istituto D’Or per la Ricerca e l’Educazione (Instituto d’Or Pesquisa e Ensino) e dell’Università Federale di Rio de Janeiro, hanno fissato un nuovo traguardo nel trattamento del Parkinson, grazie all’uso di cellule staminali. Gli sperimenti finora effettuati con le cellule staminali sui topi da laboratorio, avevano da un lato migliorato le funzioni motorie, ma in molti casi era stata evidenziato uno sviluppo anomalo di tumori negli animali. Partendo da questo problema, i ricercatori brasiliani hanno trattato le cellule staminali con mitomicina C, un antibiotico antineoplastico usato, normalmente, per trattare il cancro allo stomaco e hanno osservato che i topi affetti da Parkinson, sottoposti al trattamento con cellule staminali modificate, avevano significativi miglioramenti a livello motorio, senza, però, sviluppare forme tumorali. Gli scienziati, invece, sono stati in grado di creare, partendo da cellule staminali, nuove cellule cerebrali capaci di produrre dopamina e, una volta impiantate queste ultime nei topi, hanno osservato un ripristino della funzione motoria senza causare formazioni tumorali. Il Parkinson colpisce 10 milioni di persone nel mondo e le disabilità fisiche legate alla patologia, sono causate da una mancanza di neuroni cerebrali che producono dopamina; i trattamenti e i farmaci attuali, che a volte consistono in piccoli impianti elettrici posizionati nel cervello, riescono solo in parte ad alleviare i sintomi e, spesso, producono effetti collaterali anche gravi, senza essere in grado, comunque, di fermare la progressione della malattia. Si è poi potuto osservare un aumento, di quattro volte superiore alla norma, nel rilascio di dopamina negli animali nelle cellule staminali trattate con la tecnica della mitomicina C. La ricerca sulle cellule staminali potrebbe, pertanto, aprire nuovi sviluppi nella sperimentazione clinica di terapie legate al Parkinson ed ad altre patologie neurodegenerative.
Fonte: Frontiers in Cellular Neuroscience
