Le università di Pavia, Nagoya e Bruxelles, finanziate dalla Nato, stanno lavorando a un nuovo cerotto di cellule staminali. Il cerotto potrebbe essere usato in scenari di emergenza, come attacchi terroristici, bombardamenti e disastri naturali.
Il cerotto sarebbe composto da una striscia di materiali biotech, su cui verrebbero collocate cellule staminali del paziente e un sensore elettronico, in grado di misurare temperatura e umidità della ferita. La striscia verrebbe collocata sulla ferita, proteggendola dagli agenti esterni e incentivando la crescita di un nuovo strato di pelle grazie alle staminali.
Le università sono ancora in fase di ricerca, ma il progetto parte da alcune procedure già consolidate. La medicina rigenerativa viene infatti già applicata ai casi di ustioni gravi: si prelevano le cellule epiteliali da zone in cui la pelle è sana, le si impiantano su polimeri di collagene e le si applicano sulle ferite. La stessa tecnica si potrebbe usare anche per le malattie genetiche della pelle, ma i trials clinici a riguardo sono ancora in corso.
La ricerca finanziata dalla Nato mira anche a trovare un biomateriale compatibile con ambienti non sterili, che sia quindi applicabile a scenari di forte emergenza.
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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)
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