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Lunga vita alle cellule staminali

Un team di ricercatori dell’Università di Coimbra e del Centro per le Neuroscienze e la Biologia Cellulare (CNC) ha sviluppato una nuova tecnologia per trattare le malattie ischemiche. Se i ricercatori ne confermeranno l’efficacia, saranno in grado di trattare fenomeni quali ictus e attacchi di cuore.

L’ischemia è provocata dall’ostruzione di alcuni vasi sanguigni, che impedisce il corretto apporto di sangue e ossigeno nei tessuti. Ciò porta alla morte dei tessuti, con conseguente danno permanente per l’individuo. Si calcola che sia la causa principale di morte nel mondo. Ecco perché i ricercatori stanno cercando un modo per riparare i danni provocati dall’assenza di ossigeno.

Le cellule staminali potrebbero essere un ottimo strumento per rigenerare i tessuti. Purtroppo molte di queste muoiono poco dopo il trapianto, quindi non hanno il tempo di agire come dovrebbero.

Il team internazionale ha trovato una proteina chiamata fattore di crescita dell’endotelio vascolare (VEGF). La proteina allunga la vita media delle cellule staminali, dando loro il tempo di rigenerare i tessuti. Se la scoperta si rivelasse sicura, la si potrebbe usare subito dopo il trapianto di cellule staminali per aumentare le chance di successo.

Per capire il funzionamento della proteina, i ricercatori hanno esaminato il microRNA delle cellule staminali. Hanno scoperto una diminuzione del microRNA-17 nelle cellule staminali trattate con VEGF. Hanno quindi diminuito la quantità della molecola di RNA nelle cellule e le hanno iniettate in alcune cavie. Le cellule staminali con meno microRNA-17 sono vissute più a lungo e hanno stimolato la crescita di nuovi vasi sanguigni. Il procedimento ha permesso alle cavie colpite da ischemia di riprendere parte delle funzionalità.

La scoperta potrebbe aiutare in maniera decisiva la medicina rigenerativa, allungando la vita delle cellule staminali usate. Potrebbe inoltre aiutare a comprendere e trattare altre malattie, nelle quali la scarsa longevità delle cellule gioca un ruolo determinante.

Fonte: phys.org

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