Un’analisi retrospettiva sugli studi preclinici e clinici delle cellule mesenchimali pubblicata su Cell Stem Cell il 1 marzo 2018, ha voluto fare il punto sulle fonti utilizzate e i risultati in ambito muscoloscheletrico
Nel campo della rigenerazione e della riparazione muscoloscheletrica relativa all’osso, alla cartilagine, ai dischi intervertebrali, ai tendini, ai legamenti e al muscolo scheletrico vi sono molti studi preclinici e clinici in letteratura che supportano l’uso delle cellule mesenchimali.
La maggior parte degli studi sono stati effettuati con cellule mesenchimali derivanti da midollo osseo con risultati positivi sulla riparazione e la riduzione del dolore.
Ma oggi esistono diverse fonti di cellule mesenchimali e diversi metodi di estrazione. Ad esempio, le cellule del tessuto cordonale, della polpa dentale, del tessuto adiposo, del muscolo e infine le cellule mesenchimali prodotte a partire dalla retro-induzione dei condrociti.
Uno dei limiti per il loro uso terapeutico risiede nella capacità di legiferare sul tema delle mesenchimali e di avere l’approvazione degli organi competenti come l’FDA o l’EMA. Le cellule mesenchimali peraltro devono essere coltivate in condizioni GMP che ne accrescono il costo e il relativo sistema regolatorio genera inevitabili lungaggini per passare dalla ricerca alla clinica.
I biomateriali con specifiche caratteristiche chimiche, biologiche e fisiche unitamente alle colture di cellule mesenchimali costituiscono la chiave per l’ingegneria tissutale ma uno dei traguardi più interessanti è capire come le cellule mesenchimali generano il processo riparativo e come dialogano con il sistema endogeno.
Fonte: Cell Stem Cell 2018
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