L’immunoterapia non sempre raggiunge il suo scopo su alcune tipologie tumorali come il melanoma, il carcinoma polmonare o il tumore della vescica a causa della refrattarietà delle cellule epiteliali cancerose vittime di un elevato livello di mutazioni. Anche altri tipi di tumori sembrano essere poco sensibili come altri tumori epiteliali quali il tumore delle ovaie, della mammella e del tratto gastrointestinale. Ma a volte, con una terapia crociata, si riesce ad avere la meglio.
L’immunoterapia agisce attraverso due vie: può bloccare i cosi detti checkpoints o può usare i linfociti autologhi con potere antitumorale.
I linfociti sono estraibili da sangue periferico o da sangue cordonale e poi possono essere trattati in laboratorio per renderli efficaci contro lo specifico tumore armandoli di antigeni che riconoscono alcune proteine della cellula tumorale.
Questa seconda via ha avuto particolare successo sui tumori dei dotti biliari, del colon e della cervicale codificando l’antigene con potere antitumorale contro specifiche proteine mutate che danno origine al tumore.
Nature presenta ora un caso di una paziente affetta da tumore alla mammella, refrattaria alla chemioterapia. La paziente è stata trattata con linfociti infiltranti contro le proteine mutate SLC3A2, KIAA0368, CADPS2 e CTSB , unitamente a interleuchina 2 e blocco dei checkpoints.
Il risultato di questo approccio terapeutico a fuochi crociati, assolutamente innovativo, ha indotto la regressione della metastasi del tumore alla mammella che si perpetua dopo 22 mesi dal trattamento e che finalmente presenta una alternativa terapeutica per le pazienti.
Fonte: Nature
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