Il nostro sistema immunitario è essenziale per combattere i raffreddori, per garantire la funzionalità delle vaccinazioni e per coprire l’immunità contro patologie letali. Sfortunatamente, per alcuni bambini, i meccanismi di immunità innata non sono presenti o sono severamente compromessi. Questa condizione è nota con il nome di immunodeficienza severa combinata o SCID (severe combined immunodeficiency (SCID)), nota anche come “bubble baby” a causa della condizione d’isolamento in bolle di plastica che questi bambini devono vivere per evitare di essere esposti a infezioni virali, batteriche o micotiche. Esistono diverse forme di SCID, una delle quali coinvolge una mutazione singola a carico di un gene presente sul cromosoma X, dal nome SCID-X1.
Molti bambini con SCID-X1 sviluppano diarrea cronica, infezioni micotiche, e rash cutanei. Sono bambini che hanno una crescita rallentata rispetto ai bambini normo-conformi.
Senza terapia, i bambini SCID-X1 non sopravvivono oltre l’infanzia.
SCID-X1 ricorre prevalentemente nei maschi perché hanno un unico cromosoma X, con una frequenza statistica di 1 un caso ogni 50.000.
Per le femmine, l’eredità materna e paterna di due cromosomi X di origine genetica diversa, le mette al riparo dalla patologia.
E cosa accadrebbe se fossimo in grado di modificare questa mutazione singola? Il dott. Matthew Porteus presso la Stanford University ha sviluppato una tecnologia in grado di porre rimedio a questa mutazione utilizzando la tecnologia CRISPR-Cas9 meglio nota come “Gene editing” grazie alla quale possiamo modificare un gene presente nelle cellule staminali del bambino e attivare cosi le difese immunitarie rendendole finalmente funzionali.
I dati sono stati appena pubblicati su Nature e dimostrano che tutto ciò è possibile in un modello animale.
Il team di Stanford è stato in grado di prendere le cellule staminali ematopoietiche autologhe di 6 neonati e di correggere il gene difettivo con il metodo CRISPR-Cas9. Queste cellule sono poi state introdotte in un modello murino di SCID-X1 e è stato dimostrato che I topini erano in grado di acquisire l’immunità generando cellule staminali del sistema immunitario abili a creare nuove cellule del sangue. In un comunicato stampa, la dott.ssa Mara Pavel-Dinu, ricercatore del team ha dichiarato: “Secondo le nostre conoscenze, è la prima volta al mondo che riusciamo a modificare il gene umano e a rendere funzionale il sistema immunitario dopo gene editing”.
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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)
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