Di recente, ho letto che il banking privato delle cellule staminali trova ancora poca risonanza clinica. In particolare per alcune patologie onco-ematologiche per le quali il proprio campione di staminali non è utilizzabile.
Ne approfitto per dire che questo è vero solo per una patologia, la leucemia linfoblastica acuta per la quale il campione di un donatore compatibile è di maggiore aiuto perché in grado di combattere meglio la patologia.
Per le patologie ereditarie chiaramente è necessario usare un campione da donatore ma esiste un’ ampia gamma di patologie per le quali si fa uso autologo delle cellule staminali.
Bene, questa è la storia di Elham, bambina di 12 anni, affetta da leucemia linfoblastica acuta diagnosticata nel 2014. La leucemia linfoblastica acuta non è una patologia ereditaria ma alcuni individui hanno una predisposizione a generarla.
Questa è la storia di tanti bambini come Elham che hanno la fortuna di avere un fratello o una sorella compatibili (minima percentuale del 25% di essere compatibili al 100% quando in ambito di popolazione si ha una probabilità di 1/100.000) perché questa è la condizione preferita da tutti gli ematologi o onco-ematologi. Avere la disponibilità di un campione compatibile in famiglia, anche se la compatibilità non supera il 50%. Quindi è utile il banking familiare secondo voi?
Elham è iraniana. Affetta da leucemia linfoblastica acuta e completati i primi tre cicli di chemio, i medici si accorsero che non avevano sortito alcun effetto. Solo le cellule staminali della sorellina neonata trapiantate l’hanno curata. In un primo momento avevano pensato a un trapianto di midollo, ma nessuno dei parenti esistenti sembrava compatibile. I genitori scoprirono quindi in seguito che proprio la bambina che stava per nascere era compatibile con Elham al 100%. Il ginecologo suggerì quindi di crioconservare le cellule della sorellina, Fatima, per poi poterle usare. Ma i medici che avevano in cura Elham per ben tre volte rifiutarono di usare le cellule di Fatima perché non erano sufficienti per il peso corporeo di Elham, nel 2015, 60 kg.
Quindi si decise di impiegare un altro protocollo, il doppio trapianto ovvero un secondo campione di cellule staminali cordonali sarebbe stato utilizzato unitamente a quello di Fatima.
Quindi nell’autunno del 2015 al Shariati hospital sotto la supervisione del dott. Hamidieh, è stato eseguito il doppio trapianto.
Oggi Elham sta bene, nel suo corpo si sono impiantate le cellule della sorellina Fatima che hanno preso il sopravvento sulle cellule dell’altra unità donata.
Cosa ci racconta questa storia?
Che il banking privato familiare ha senso di esistere cosi come ha senso di esistere la donazione delle cellule staminali cordonali perché offre una opportunità in più.
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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)
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