La storia di Colt: grandi miglioramenti grazie al tessuto cordonale
Colt è nato tredici anni fa a 24 settimane. Alla nascita non pesava neanche un chilo e ha dovuto trascorrere 4 mesi in un’unità di terapia intensiva neonatale, di cui 40 giorni con il supporto di un ventilatore. Ha anche affrontato un’emorragia cerebrale ma, nonostante questo inizio difficile, Colt ha reagito piuttosto bene. Per tutta l’infanzia e l’età scolare, Colt ha ricevuto diversi tipi di terapie, tra cui fisica e occupazionale oltre a un’istruzione speciale. A Colt sono stati diagnosticati infatti sia una paralisi cerebrale sia un disturbo dello spettro autistico. Ma Colt non è stato considerato un caso “grave”: riesce infatti a camminare, a parlare e svolge molte attività quotidiane senza alcuna assistenza. Tuttavia, i suoi genitori hanno sempre cercato un aiuto extra per affrontare i deficit persistenti, come, ad esempio, l’estrema sensibilità che Colt manifesta ai sovraccarichi sensoriali. All’inizio, i genitori di Colt speravano di iniziare una terapia con sangue cordonale.
Quattro anni dopo la nascita di Colt, infatti, arrivò un fratellino e la famiglia conservò privatamente il sangue del cordone ombelicale del bambino. I suoi genitori speravano di portare Colt alla Duke University per iniziare il trattamento con le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale. Ma quando la Duke University iniziò a lanciare un trial clinico per il trattamento delle paralisi cerebrale con il sangue cordonale, Colt non riuscì a parteciparvi perché aveva superato il limite di età ammesso (il trial prevedeva l’arruolamento di bambini di età inferiore ai 6 anni). I genitori di Colt hanno continuato a cercare nuove terapie. Un giorno, sua madre Nicole, dopo aver ascoltato un podcast che parlava del Panama Stem Cell Institute, ordinò il libro del Dr. Neil Riordan, “Stem Cell Therapy: How Stem Cells Are Disrupting Medicine and Transforming Lives: a Rising Tide”. Dopo aver letto il libro, Nicole s’informò sulla possibilità di recarsi a Panama, nella clinica dove si eseguono trattamenti ai bambini con infusioni endovenose di cellule stromali mesenchimali (MSC) dal tessuto del cordone.
La famiglia di Colt si è recata a Panama per iniziare la terapia ben due volte, ovvero nel novembre 2018 quando Colt aveva 11 anni e di nuovo nel gennaio 2020 all’età di 12 anni e Nicole ha documentato questi viaggi di famiglia nel suo blog . Il logopedista di Colt ha testato le sue abilità linguistiche prima e dopo ogni viaggio: subito dopo il primo trattamento, Colt ha mostrato un miglioramento del 35% sia nel suo linguaggio espressivo che in quello ricettivo, tanto che la mamma ha commentato il successo come una “esplosione di vocabolario”. L’equilibrio di Colt inoltre è migliorato così tanto che ora può andare in bicicletta senza rotelle. Le sue sensibilità sensoriali sono molto più gestibili, per esempio, i rumori forti improvvisi o l’esposizione al sole negli occhi non lo irritano come prima. Infine, Colt ha un migliore senso di autoconsapevolezza e fiducia in se stesso. Mentre prima lasciava che i suoi genitori lo aiutassero a preparare il cibo o a vestirsi, ora si rende conto che all’età di 13 anni dovrebbe essere in grado di fare queste cose da solo e insiste per farle in modo indipendente. Abbiamo spesso sentito dire che il cervello dei bambini continua a svilupparsi durante l’adolescenza. Eppure la maggior parte degli studi clinici che trattano la paralisi cerebrale o l’autismo con la terapia cellulare sono focalizzati sui bambini piccoli. La storia di Colt dimostra invece quanto sia significativa, anche per un adolescente, una terapia cellulare.
Tuttavia, è anche importante sottolineare che le risposte individuali alle terapie variano notevolmente da caso a caso e che la storia di un bambino non stabilisce l’efficacia generale di una terapia.
Fonte: https://parentsguidecordblood.org/en/news/cord-tissue-msc-helped-my-adolescent-son
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