La campagna vaccinale contro il Covid-19 è iniziata e, per il momento, sta interessando solo i soggetti a rischio, gli operatori sanitari e sociosanitari. Ci preme però rispondere subito a un dubbio: il vaccino anti-Covid19 è pericoloso in gravidanza? Da quello che sappiamo, non dovrebbe esserlo. Cerchiamo di fare chiarezza a riguardo.
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ToggleGli effetti del Covid-19 sulle donne in gravidanza sono al centro dell’ultimo rapporto pubblicato da Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) dell’Iss. Il rapporto è stato condiviso dalle associazioni di ginecologia più importanti: Sigo, Aogoi, Agui, Agite e Sin.
Da quanto sappiamo, le donne incinte corrono lo stesso rischio di ammalarsi rispetto alla popolazione generale. Anche i possibili effetti negativi sono analoghi: gran parte delle future mamme manifestano sintomi lievi o moderati, che non richiedono il ricovero.
Ad oggi, solo il 3% delle donne in gravidanza malate di Covid-19 è stato ricoverato in terapia intensiva. Su 538 casi, ci sono state:
I fattori di rischio sono simili a quelli rilevati in altre fasce della popolazione: età sopra i 35 anni, lavoro a contatto con il pubblico, patologie pregresse. Condizioni quali asma e obesità potrebbero peggiorare la gravità dei sintomi da Covid-19, rendendo necessario il ricovero.
Per il momento, i dati sul vaccino anti-Covid19 in gravidanza riguardano solo modelli animali. Non abbiamo studi specifici su donne in gravidanza o in fase di allattamento, quindi un po’ di preoccupazione è comprensibile. Prima di lasciarsi prendere dalla paura, però, riflettiamo su ciò che sappiamo.
Analizzando gli studi sugli animali, abbiamo tutte le ragioni per considerare il vaccino sufficientemente sicuro. Si tratta di un vaccino con mRNA, privo di qualsiasi traccia di virus al suo interno. Le particelle di mRNA istruiscono il sistema immunitario su come reagire al virus Covid-19. Dopodiché, si degradano e non lasciano tracce nell’organismo né della madre né del feto.
Conosciamo anche le possibili conseguenze di una mancata vaccinazione, sia per la madre sia per il feto. La futura mamma è infatti soggetta all’infezione proprio come tutti gli altri, con tutti i rischi derivanti. Inoltre, può diventare lei stessa un vettore per il virus e contribuire all’espandersi dell’infezione.
Cosa fare, quindi?
Se la futura mamma ha contratto di recente il Covid-19, può rimandare la vaccinazione: nei 90 giorni successivi all’infezione, è improbabile ammalarsi di nuovo. In tutti gli altri casi, ci sono i presupposti per scegliere di vaccinarsi, quale che sia l’epoca di gravidanza. Questo vale in particolare per alcune categorie.
Gli esperti invitano tutti i soggetti a rischio a prendere in considerazione la cosa: operatrici sociosanitarie, donne sopra i 35 anni, donne affette da asma o da altre patologie. Soprattutto in questi casi, la futura mamma può considerare favorevolmente di farsi vaccinare. L’unica precauzione è mantenere un intervallo di 14 giorni tra il vaccino anti-Covid19 e altri vaccini.
Sta alla futura mamma scegliere se vaccinarsi oppure no, là dove ne avesse la possibilità. L’importante è valutare i dati che si hanno nel modo più oggettivo possibile e, qualora si decidesse di non fare il vaccino, rispettare comunque tutte le altre misure preventive.
Recentemente sono stati pubblicati i dati dello studio coordinato dal Prof. Camilo Ricordi sul possibile trattamento dell’infiammazione da Coronavirus con le cellule staminali del cordone ombelicale. Lo studio è stato effettuato presso il Centro di trapianti cellulari alla Miller School of Medicine dell’Università di Miami.
I risultati ottenuti sono entusiasmanti: 100% di sopravvivenza in chi ha ricevuto questo trattamento e ha un’età inferiore di 85 anni.
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