Via libera dall’Aifa come terapia di prima linea per chi non può sottoporsi al trapianto di cellule staminali. Attesa anche la rimborsabilità per la formulazione sottocutanea. Il mieloma multiplo è un tumore del sangue che ogni anno in Italia colpisce oltre 5.700 persone, la maggior parte delle quali ha più di 65 anni e potrebbe non essere candidabile alla terapia più indicata, il trapianto autologo di cellule staminali, perché troppo «duro» da sopportare. Normalmente, per questo tipo di tumore è prevista l’infusione autologa di cellule staminali ma non sempre i pazienti reagiscono correttamente al trapianto. Proprio per questi pazienti, più numerosi e più complessi da curare, è stata appena approvata una nuova cura da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) che ha concesso la rimborsabilità, per il trattamento di adulti di nuova diagnosi, al farmaco daratumumab in aggiunta all’attuale trattamento standard, basato sull’abbinamento di lenalidomide e desametasone o bortezomib, melfalan e prednisone: la combinazione consente infatti prolungare la sopravvivenza dei malati ed è molto ben tollerata, offrendo loro una buona qualità di vita.
Le sperimentazioni hanno evidenziato un importante beneficio clinico in termini di risposta, profondità e durata della risposta che si è tradotto in un incremento consistente della sopravvivenza libera da progressione di malattia. La nuova formulazione sottocutanea riduce i tempi di somministrazione da diverse ore a pochi minuti, con un’efficacia sovrapponibile, riducendo l’incidenza delle reazioni correlate alla somministrazione endovenosa. «La formulazione sottocutanea di daratumumab non solo mantiene la stessa efficacia del trattamento della formulazione endovenosa, ma migliora alcuni aspetti della vita dei pazienti in termini di tollerabilità e risparmio di tempo, in quanto si ha una importante e significativa riduzione dei tempi di somministrazione del farmaco Queste novità terapeutiche rappresentano un ulteriore passo verso la cronicizzazione di una malattia che fino a poco tempo fa aveva un’aspettativa di vita assai più breve rispetto a oggi, e rafforzano la fiducia che, grazie al continuo sostegno alla ricerca scientifica, riusciremo, insieme, a rendere i tumori del sangue sempre più curabili».
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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)
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