Una delle complicanze della malattia, che colpisce l’intestino, sono le fistole perianali, che interessano un terzo dei pazienti, spesso molto giovani, e ne compromettono la qualità della vita. Ma adesso c’è una nuova terapia.
Il primo problema è che sono sempre più giovani le persone che si ammalano del morbo di Crohn: parliamo di ventenni e trentenni. Il secondo è che, in circa un terzo dei casi, hanno complicanze, come le fistole perianali, che ne limitano l’attività fisica, hanno un impatto pesante sulla vita sociale e lavorativa, interferiscono con l’attività sessuale e danno origine a disturbi d’ansia e dell’umore.
Ma, per queste persone, c’è una buona notizia che ci arriva dall’Ospedale Sacco di Milano: negli ultimi quattro mesi, nonostante le difficoltà incontrate dal punto di vista logistico e con parte del personale impegnato nell’emergenza Covid, sono stati trattati i primi pazienti, affetti da malattia perianale, con un farmaco innovativo: si chiama darvadstrocel, approvato dall’Ema, l’agenzia europea dei farmaci , come Advanced Therapy Medicinal Product. Il farmaco è stato autorizzato e finanziato da Aifa (l’agenzia italiana del farmaco) per tre pazienti con malattia di Crohn, complicata da complicanza perianale refrattaria, alla Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell’Ospedale Sacco di Milano.
«Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino che riconosce un’origine immunitaria» spiega Ardizzone. Aggiungiamo noi: provoca una serie di sintomi che vanno da diarrea cronica a dolori e crampi addominali, accompagnata a volte da febbricola o dolori articolari. E colpisce persone sempre più giovani, anche se al momento non si capisce perché. Per dare un’idea: oggi in Italia sono affette da questa patologia almeno 150 mila persone (ma ancora, purtroppo, non esiste un Registro).
Il risultato finale è questo: si innesca un’infiammazione incontrollata nell’intestino, che provoca i sintomi menzionati sopra e che, in circa un terzo dei casi, interessa l’intestino retto e porta alla formazione di fistole. «Le fistole perianali si formano proprio a causa dell’infiammazione del retto – continua Ardizzone – e vanno a interessare i muscoli rettali». In altre parole: si creano “tragitti fistolosi”, una sorta di canali che invadono il muscolo, si aprono verso l’esterno, possono infettarsi e dare origine ad ascessi (e in qualche caso a sepsi: cioè a infezione generalizzata dell’organismo) .
Al Sacco, Ardizzone lavora con i chirurghi Piergiorgio Danelli e Francesco Colombo che sono intervenuti anche nel mettere in atto la nuova terapia con le staminali.
«Il darvadstrocel, approvato recentemente dall’Ema, dopo gli studi registrativi pubblicati su Lancet e su Gastroenterology – commenta Ardizzone – è costituito da MSC (Mesenchimal Stem Cells) umane la cui efficacia nel trattamento della malattia è attribuibile a due principali meccanismi biologici: le proprietà antinfiammatorie e la secrezione di molecole solubili che favoriscono la riparazione e la crescita dei tessuti”. Il trattamento consiste nella somministrazione di 120 milioni di cellule all’interno della lesione fistolosa e presenta un profilo di sicurezza comparabile al placebo. I risultati? «Le cellule staminali ricostruiscono i tessuti all’interno della fistola – precisa Ardizzone – perché queste cellule mesenchimali hanno un’attività infiammatoria e spengono l’infiammazione. Poi, secernono molecole che controllano le reazioni immunitarie».
Fonte: estratto dal Corriere della Sera
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