Quando parliamo di artrosi del ginocchio parliamo di una malattia cronica, di natura infiammatoria, causata dal deterioramento della cartilagine dell’articolazione. Una patologia dolorosa, che peggiora con il passare del tempo e purtroppo irreversibile. L’artrosi del ginocchio è tipica dell’invecchiamento, ma può interessare anche soggetti giovani, per una molteplicità di fattori, dal sovrappeso, a traumi e infortuni, a familiarità con la patologia.
Generalmente, il trattamento per eccellenza della patologia è la sostituzione chirurgica dell’articolazione con una protesi ma, soprattutto in soggetti giovani, seppur risolva la patologia, può comportare un peggioramento della qualità della vita, a causa dell’impossibilità di compiere determinati movimenti e della manutenzione della protesi, che potrebbe rivelarsi necessaria in una ventina d’anni.
L’obiettivo di uno studio Humanitas, ancora in corso, è quello di rimandare o addirittura evitare, l’impianto di protesi in persone affette da artrosi del ginocchio di alto grado tramite l’utilizzo delle cellule staminali adipose.
Ne parliamo con professoressa Elizaveta Kon, Responsabile dell’Unità di Ortopedia Traslazionale e del Centro di Ricostruzione Funzionale e Biologica del Ginocchio in Humanitas e docente di Humanitas University.
L’artrosi del ginocchio può manifestarsi con diversi gradi di aggressività: se in pazienti giovani con una buona capacità di rigenerazione dei tessuti e un basso grado di artrosi sono possibili diverse terapie, quando la gravità dell’artrosi diventa elevata l’unica soluzione nella maggior parte dei casi è rappresentata dalla sostituzione, parziale o totale, dell’articolazione con una protesi.
Si tratta di un’operazione impegnativa, con lunghi tempi di riabilitazione, che può comportare una serie di problematiche e di limitazioni funzionali per pazienti ancora giovani, tra i 40 e i 60 anni d’età, magari abituati ad attività sportive come la corsa o il trekking, difficilmente sostenibili con una protesi. Inoltre, pazienti giovani, potrebbero trovarsi a dover sostituire le protesi, soggette all’usura del tempo, in una ventina d’anni e, dunque, a essere sottoposti a un nuovo intervento chirurgico.
Lo studio ha come scopo la valutazione dell’utilizzo di terapie con le cellule staminali al fine di rimandare l’impianto della protesi garantendo comunque una buona funzionalità articolare. Lo studio clinico prevede il trattamento dell’artrosi di alto grado, sia in pazienti anziani che, per diversi motivi, non possono sostenere un intervento chirurgico, sia in pazienti giovani, tra i 40 e i 60 anni, interessati da artrosi post-traumatica, per esempio causata da incidenti sportivi.
I prodotti utilizzati nella terapia messa al vaglio dai Ricercatori sono concentrati tessutali ricchi di cellule staminali (stromali): dunque quelle cellule, presenti in particolar modo nel midollo osseo e nel grasso, all’origine dello stroma, ossia la trama connettivale dei muscoli, delle ossa e della cartilagine.
Le cellule staminali hanno un effetto omeostatico sull’articolazione affetta da artrosi, ne migliorano la funzionalità e eliminano il dolore provocato dalla patologia. La tecnica adottata in questo studio è mininvasiva, e prevede un ricovero in day hospital e l’infiltrazione di una soluzione ricca di questa tipologia di cellule tramite una semplice puntura al ginocchio affetto dall’artrosi.
Obiettivo dello studio, ancora in corso, è valutare il beneficio che le cellule staminali stromali possono apportare a pazienti affetti da artrosi del ginocchio di alto grado, nell’ottica di rimandare, o se possibile evitare, l’intervento chirurgico e permettere ai soggetti interessati di tornare a vivere normalmente e camminare senza provare dolore.
L’arruolamento dei pazienti nello studio viene effettuato previa valutazione clinica da parte dei medici dell’équipe del Centro di Ricostruzione Funzionale e Biologica del Ginocchio: Prof. M. Marcacci, Prof. E. Kon, Dr. F. Iacono, dr. T. Bonanzinga, dr. B. Di Matteo, Dr. G. Raspugli.
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