Il trapianto, nello specifico un “trapianto autologo di cellule staminali emopoietiche”, è stato preceduto dalla raccolta delle stesse cellule dal circolo ematico della bambina. La raccolta è stata attentamente studiata e condotta dal Centro Trasfusionale dello stesso ospedale (direttore dottor Angelo Ostuni), in relazione al peso limitato della paziente che poneva complesse problematiche tecniche e cliniche. Questo procedimento è stato obbligato dal fatto che la bambina non possedeva le cellule staminali del cordone ombelicale, che altrimenti avrebbe potuto utilizzare in modo più semplice e meno invasivo, come hanno fatto tanti altri pazienti affetti da neuroblastoma.
La piccola ha successivamente affrontato senza problemi la lunga degenza necessaria a seguito della procedura di trapianto, di circa 4 settimane, superandola brillantemente. Ora sta affrontando un percorso di immunoterapia oncologica che le permetterà di confidare ancor più nella guarigione.
“L’autotrapianto è una metodologia pressoché routinaria per quanto riguarda le patologie oncoematologiche, la particolarità è data dal peso estremamente basso della bambina che era l’ostacolo più grande da superare – spiega Nicola Santoro, direttore dell’unità di Pediatria ad indirizzo OncoEmatologico del Policlinico di Bari – La piccola ha brillantemente superato tutta la fase trapiantologica a cui abbiamo associato anche un’immunoterapia particolarmente aggressiva: tutte le procedure eseguite hanno dato un esito decisamente positivo e favorevole”.
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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)
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