Soprattutto negli Stati Uniti, da qualche anno a questa parte si è diffusa la moda di mangiare la placenta. L’idea è imitare quello che fanno alcuni animali, che dopo il parto recuperano le energie con questo lauto pasto.
In natura ha senso. Nella nostra società?
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ToggleDopo il parto, la donna espelle anche la placenta. Essendo ormai separata sia dall’organismo della madre sia da quello del bambino, la placenta viene considerata ormai inutile. I medici controllano che non ci siano i segni di complicazioni avvenute in gravidanza, dopodiché la buttano.
Ovviamente non finisce nel cestino dell’umido come una qualsiasi zucchina andata a male, ma viene trattata come un rifiuto speciale ospedaliero.
Alcune volte è possibile donare la placenta per lo studio delle cellule staminali che ancora contiene. Se possibile, questa è la soluzione migliore. Esistono anche aziende che consentono la conservazione privata, ma non è necessario: la conservazione del sangue e del tessuto cordonale sono più comodi e più che sufficienti.
Dato che la placenta va persa, alcune donne decidono di portarla a casa per mangiarla. A questo scopo la si lava per bene e la si conserva in frigo per massimo qualche giorno. La si può usare per un paté o cuocere al vapore con limone e zenzero; se essiccata, può durare anche per mesi.
Secondo i sostenitori della placentofagia, mangiare la placenta sarebbe un ottimo rimedio contro la depressione post partum. Dal momento che è ricca di sangue, sarebbe anche eccezionale per recuperare le energie e favorirebbe la montata lattea.
Nessuno di questi presunti benefici ha un riscontro scientifico, se non forse il secondo. In natura, dove il cibo è poco e non si spreca niente, è vero che la placenta è una fonte di calorie che vale la pena recuperare.
In compenso, c’è abbondanza di ragioni più che comprovate per non mangiare la placenta.
La prima ragione è semplice: è scoraggiato dall’ospedale. A meno che non la si voglia donare o conservare in una banca specifica, la placenta non può uscire dall’edificio. Si tratta infatti di un possibile vettore di malattie e infezioni, motivo per cui viene trattata come un rifiuto speciale. Ci sono ospedali che permettono di portarla a casa, ma molti non si prendono questa responsabilità.
La vera ragione per non mangiare la placenta è però la sua pericolosità. Nel migliore dei casi, non serve a niente, dato che contiene livelli minimi di nutrienti. Nel peggiore, può provocare infezioni da streptococco di gruppo B nella mamma e, se allatta, anche nel bambino. Inoltre la placenta contiene diversi altri patogeni infettivi, alcuni dei quali ancora più pericolosi.
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