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Rosolia in gravidanza. Quali sono i rischi?

rosolia in gravidanza

Nonostante la rosolia sia una malattia tipica della prima infanzia, un adulto non vaccinato può prenderla anche avanti negli anni. Cosa succede se ci si ammala di rosolia in gravidanza, però? Per la madre, i problemi sono relativamente pochi: fino al 50% degli adulti rimane asintomatico. Il feto corre invece rischi enormi.

Cos’è la rosolia?

La rosolia è una malattia infettiva causata dal Rubivirus, che si trasmette principalmente per via aerea: il virus si annida nella saliva; ogni volta che la persona malata tossisce o starnutisce, le sue goccioline di saliva raggiungono le persone intorno e il virus si insinua in altri organismi. Se si viene contagiati, bisogna notificare la cosa alla ASL.

Una volta guariti dalla malattia, si rimane immuni per tutta la vita.

Negli adulti, la rosolia è una malattia tutto sommato leggera: in quasi la metà dei casi, rimane asintomatica. Quando si manifesta, i sintomi sono lievi e si confondono spesso con quelli di altre malattie. Ad esempio, è comune confondere rosolia, morbillo e scarlattina, dato che tutte e tre si caratterizzano per le eruzioni cutanee.

L’assenza di sintomi evidenti rende la rosolia ancora più pericolosa per chi non è immunizzato: la malattia ha un’incubazione di 2-3 settimane; la persona malata è contagiosa già 7 giorni prima della comparsa dei sintomi, sempre che questa avvenga. Dopo che la malattia si manifesta, si rimane contagiosi ancora da 4 a 14 giorni.

Bisogna inoltre ricordare che la rosolia non ha sempre un’evoluzione benigna, benché le complicazioni siano rare. In 1 caso su 6.000, la rosolia sfocia nell’encefalite; 1 persona su 3.000 subisce danni a vasi sanguigni e piastrine, che sfociano in emorragie. Nelle donne adulte, la rosolia potrebbe addirittura aumentare il rischio di artrite cronica.

Quali sono i pericoli di prendere la rosolia in gravidanza?

Benché la rosolia sia quasi innocua per le persone adulte, può rivelarsi molto pericolosa per un embrione o per un feto, soprattutto nelle prime settimane di gestazione. Il virus può oltrepassare la barriera della placenta e colpire l’intero organismo in formazione, bloccandone o alterandone lo sviluppo.

Se contratta subito prima del concepimento e fino alla 10a settimana di gestazione, la rosolia danneggia il feto nel 90% dei casi. Tra la 11a e la 16a settimana di gestazione, il rischio scende al 30%. A partire dal secondo trimestre, i rischi si riducono. Ciononostante, la rosolia in gravidanza rimane pericolosa fino alla fine della gestazione, anche se molto meno rispetto all’inizio.

Se contratta nel primo trimestre, la rosolia può provocare aborto spontaneo o la cosiddetta “sindrome della rosolia congenita”.

Sindrome della rosolia congenita: cos’è e cosa comporta

Si parla di sindrome della rosolia congenita quando il feto, pur avendo contratto la malattia dalla madre, non muore in utero. Quando contrattata nelle prime settimane di gestazione, la sindrome può comunque causare:

  • ritardo mentale e altre anomalie neurologiche;
  • malformazioni cardiache;
  • microcefalia, ovvero sviluppo del cranio e del cervello insufficienti;
  • meningo-encefalite;
  • cecità;
  • sordità;
  • deficit immunitari.

Se la malattia viene contratta dopo il primo trimestre, il rischio di disabilità intellettiva si riduce molto. Contratta nel secondo e nel terzo trimestre, il rischio maggiore è la sordità congenita.

Quali sono i sintomi della rosolia in gravidanza

I sintomi della rosolia in gravidanza sono simili a quelli di una normale influenza.

  • Febbre.
  • Mal di testa.
  • Mancanza di appetito.
  • Naso chiuso.
  • Linfonodi gonfi e doloranti. Le ghiandole più colpite sono quelle dietro le orecchie, sul retro del collo e alla base della nuca.
  • Dolori articolari.
  • Gola e occhi arrossati.
  • Esantema della pelle, ovvero macchioline rosso pallido e grandi quanto una capocchia di spillo. Le macchie della rosolia sono meno fitte di quelle del morbillo e diventano più evidenti con l’acqua calda.

Attenzione: il rossore del viso in gravidanza è quasi sempre causato dal cloasma gravidico, che non ha niente a che fare con la rosolia. Anzi, anche quando la rosolia è sintomatica, l’esantema si manifesta solo nel 60% dei casi.

L’eventuale fase sintomatica della rosolia dura 5-10 giorni; le macchie spariscono in 3 giorni, invece.

Quando va fatto il rubeo test

Il rubeo test è l’esame che rileva la presenza o meno degli anticorpi anti-rosolia. Come visto nell’articolo dedicato agli esami da fare in gravidanza, va fatto all’inizio del primo trimestre (6a – 12a settimana) e all’inizio del secondo trimestre (18a settimana). Ovviamente, è bene farlo anche nel caso di manifestassero sintomi sospetti.

Il rubeo test rileva due tipi di anticorpi.

  • IgG, le immunoglobuline che compaiono tempo dopo l’infezione e che rimangono in circolo per tutta la vita; sono frutto anche della vaccinazione. Avere le IgG alte in gravidanza significa essere immunizzata contro la rosolia: è un’ottima notizia.
  • IgM, le immunoglobuline che compaiono subito dopo l’esposizione al virus e che rimangono in circolo per 3-4 mesi. Se la paziente ha le IgM alte, ha la rosolia o l’ha avuta di recente. Questa è l’eventualità più preoccupante.

Dove si prende la rosolia

In che modo si prende la rosolia? La rosolia si prende pressapoco come si prende il Covid-19: attraverso le goccioline di saliva che emettiamo parlando, ridendo, tossendo. Per evitare il contagio, quindi, bisogna evitare di venire a contatto con persone che sono state a propria volta contagiate. Chi è vaccinato, non è contagioso nemmeno se viene a contattato con il virus.

Come in tutte le malattie di questo tipo, i bambini sono i soggetti che si ammalano più facilmente e che quindi fanno circolare di più il virus. Prima degli anni ‘90, quando si introdusse il vaccino facoltativo per i neonati, l’80% dei contagi colpiva persone sotto i 20 anni.

Anche per questo motivo, nel 2017 il vaccino della rosolia divenne obbligatorio per tutti i nuovi nati. Sarà un caso, ma il bollettino dell’ISS su morbillo e rosolia riporta un crollo dei contagi, che in Italia sono oramai sono solo poche decine. L’obiettivo è eradicare del tutto la malattia, proprio come il vaiolo o la poliomielite.

Vaccinarsi per la rosolia: quanto aspettare

Il modo migliore per prevenire i rischi della rosolia in gravidanza è vaccinarsi. Dagli anni ‘70 agli anni ‘90, il vaccino della rosolia veniva fatto soltanto alle preadolescenti, proprio nell’eventualità di una futura gravidanza. Negli anni ‘90, il vaccino antimorbillo-parotite-rosolia (MPR) entrò tra quelli consigliati a tutti i nuovi nati, diventando obbligatorio nel 2017.

Dato che il vaccino è obbligatorio da pochissimo tempo, c’è ancora la possibilità che una donna in età fertile non abbia mai contratto la rosolia e che non si sia mai vaccinata. In un caso del genere, ci si può vaccinare anche in età adulta.

Gli adulti possono vaccinarsi senza problema. Anzi, il vaccino è consigliato per tutti coloro nati dopo il 1960 e che non l’hanno mai fatto. Il ciclo vaccinale prevede 2 dosi a 4 settimane di distanza ed è gratuito in molte Regioni. Chi vuole avere un bambino deve però prestare attenzione.

Una volta fatto il vaccino anti-rosolia, bisogna aspettare 3 mesi per la gravidanza. Il vaccino contiene infatti una forma attenuata del virus, il che lo rende pericoloso in gravidanza. Prima di concepire, quindi, bisogna aspettare che il virus non sia più presente nell’organismo.

Se per caso si rimane incinta subito dopo aver fatto il vaccino, si può solo monitorare la gravidanza per verificare l’eventuale presenza di anomalie.

Purtroppo, non tutte le malattie congenite sono causate dalla rosolia: se fosse così, evitarle sarebbe molto più semplice. Ecco perché è importante agire d’anticipo e preparare un salvagente per il proprio bambino. Ad oggi, la conservazione delle cellule staminali ha salvato centinaia di piccole vite in tutto il mondo. Per saperne di più, contatta Sorgente.

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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)

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