La depressione post partum è ancora oggi un argomento tabù per molte persone. Siamo abituati a vedere la nascita di un figlio come un evento esclusivamente felice: non c’è posto per la tristezza, quando nasce un bambino sano e felice. Eppure, non sempre è così.
Ci sono mamme che fanno fatica a vivere la cosa con serenità e che, a volte, non riescono neppure ad amare il fagottino che tengono tra le braccia. Molte di loro si sentono dei mostri per questa mancanza di amore, il che impedisce loro di chiedere aiuto al partner o a un medico. Così affondano sempre di più nel buco nero della depressione.
Come si fa ad uscirne?
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ToggleEssere depressi non significa soltanto essere tristi o giù di morale una volta ogni tanto. La depressione è una vera e propria malattia a cavallo tra corpo e mente: i sintomi psichici, quelli di solito più conosciuti, sono infatti connessi ad altrettanti problemi fisici che impediscono lo svolgimento anche delle attività più banali.
La depressione post partum è una forma di depressione connessa alla gravidanza e al parto, appunto. I sintomi sono gli stessi di quelli della depressione maggiore, ma si manifestano nella settimana successiva al parto e si protraggono oltre le 2 settimane.
Nei casi di depressione post partum tardiva, i sintomi depressivi compaiono dopo più di 4 settimane dal parto; a volte, passa addirittura un anno prima che si manifesti.
Esistono diversi tipi di depressione, molti dei quali sono connessi ad patologie psichiatriche come il disturbo bipolare. La depressione post partum ha gli stessi sintomi del disturbo depressivo maggiore o depressione unipolare, una delle varianti più gravi tra quelle che conosciamo.
Per fare una diagnosi di disturbo depressivo maggiore, psicologo e psichiatra sottopongono la persona a test specifici e a colloqui conoscitivi. Esistono però dei criteri autodiagnostici, utili per capire se è il caso di rivolgersi a uno specialista.
Per poter parlare di depressione, devi manifestare almeno 5 di questi sintomi per più di 2 settimane consecutive.
La depressione post partum non va confusa con il baby blues, un fenomeno fisiologico che colpisce gran parte delle donne nei giorni successivi al parto.
Il baby blues è una forma di depressione transitoria e dura massimo 2 settimane, oltre le quali si parla di depressione vera e propria. Le donne che ne soffrono sono irritabili e ansiose, hanno sbalzi d’umore, crisi di pianto immotivate. In genere, il baby blues passa nel giro di 3 giorni.
La depressione post partum (ma non solo) è una malattia multifattoriale, ovvero che ha cause sia fisiche sia psicologiche. L’ambiente nel quale viviamo e le nostre abitudini possono aumentare o ridurre le probabilità di soffrirne. Vanno però considerati anche fattori fisici sui quali abbiamo poco controllo, se non nessuno.
Le cause più comuni di depressione post partum sono le seguenti.
In alcuni casi, intervengono anche fattori che aumentano il rischio di depressione.
Ci stiamo concentrando sui fenomeni depressivi dopo il parto ma, in realtà, il 9% delle donne incinte soffre di depressione anche in gravidanza. Secondo alcuni medici, i numeri potrebbero essere addirittura più alti, dato che il fattore è largamente sottovalutato.
I fattori di rischio di questa forma di depressione sono gli stessi visti sopra: stress, familiarità, ambiente ostile. Soprattutto, soffrire di depressione durante la gravidanza aumenta il rischio di soffrirne anche dopo: invece che diminuire, lo stress aumenta; i cambiamenti ormonali non fanno che peggiorare la situazione.
Gli effetti della depressione dipendono in gran parte dalla persona e dall’ambiente in cui vive: maggiore supporto riceve la neo-mamma, meno conseguenze negative a lungo termine ci saranno in famiglia e sul lavoro.
La persona depressa fa fatica a vedere il bello delle cose e a provare piacere: il suo cervello è poco sensibile ai meccanismi di ricompensa, per cui non risponde positivamente nemmeno alle attività che prima amava. E nemmeno alle persone.
Chi soffre di depressione tende spesso a isolarsi. In parte perché il contatto umano e le attività in compagnia non l’entusiasmano più. In parte perché si rende conto di essere diventata una persona “negativa”, il che la fa sentire in colpa verso le persone cui vuole bene; non vuole essere un peso per loro.
Tutti questi fattori portano la persona depressa, e non parliamo solo della depressione post partum, ad isolarsi. Un isolamento che può intaccare i legami affettivi della donna, specie se le persone che le stanno intorno non sono preparate e non sanno come affrontare la cosa.
Il calo della libido è uno dei sintomi tipici della depressione unipolare, nonché uno dei più problematici per la vita di coppia. Insieme alla voglia di fare e di stare compagnia, infatti, scompare anche la capacità di godersi i piaceri del sesso. La persona depressa non prova nessun tipo di desiderio sessuale, né nei confronti del partner né nei confronti di altre persone.
Nel caso della depressione post partum, interviene un ulteriore fattore: la prolattina. Questo ormone, che regola la produzione di latte lungo tutto il periodo dell’allattamento, inibisce la produzione di estrogeni. Di conseguenza, contribuisce a ridurre il desiderio sessuale nella donna.
Stare vicini a una persona depressa non è facile: chi soffre di depressione tende a isolarsi ed è sempre irritabile. Quando c’è un neonato di mezzo, poi, le cose si fanno ancora più complicate: gli impegni sono tanti e il sonno è poco, specie se il bambino fatica ad addormentarsi.
Non esiste una soluzione semplice o valida per tutti. Ci sono però delle cose che potrebbero aiutare.
Nel suo libro “The upward spiral”, lo psichiatra americano Alex Korb definisce la depressione “una spirale discendente”.
La malattia strappa la voglia di fare e rende la persona non tanto triste, quanto apatica: la persona depressa non ha più desideri né voglia di fare. A causa di questa apatia, non fa nulla di ciò che potrebbe farla stare meglio. Di conseguenza, sta ancora peggio e scende sempre più in basso, in questa spirale discendente.
L’unico modo per curare la depressione è invertire la spirare, da cui il titolo del libro. Bastano piccoli cambiamenti nella propria vita per modificare gli equilibri psicologici e anche neurali, dando inizio a una spirale ascendente. In che modo, però?
Ormai da anni, si susseguono studi che provano gli effetti positivi dell’attività fisica sull’umore. Ad esempio, uno studio del 2014 mostra gli effetti dello sport sui biomarcatori della depressione:
Inoltre, fare esercizio fisico qualche ora prima di andare a dormire aiuta a prendere sonno.
Per tutte queste ragioni, l’esercizio fisico è consigliato sia in gravidanza sia dopo il parto, anche se sempre nei modi consigliati dal ginecologo. Da solo non basta per curare la depressione, ma è comunque un ottimo inizio.
La mindfulness è una forma di meditazione che mira a farti vivere il momento presente, senza divagazioni e pensieri intrusivi. L’idea alla base è che non siano gli eventi in sé a renderci infelici, quanto i pensieri che costruiamo a partire da essi.
Sciocchezze new age? Non proprio, considerando il numero di studi a riguardo: nel suo libro “The Craving Mind”, lo psichiatra Judson Brewer spiega gli effetti benefici della mindfulness sul cervello. Il libro si concentra sul tema delle dipendenze, ma i dati riportati mostrano effetti sorprendenti anche su ansia e depressione.
Dieci minuti al giorno di mindfulness possono fare molto per affrontare la depressione post partum.
Là dove esercizio fisico e meditazione non bastano, potrebbe servire l’aiuto di uno psicologo. Un terapeuta aiuta infatti ad affrontare le cose da un’angolazione diversa, dando alla neo-mamma gli strumenti per non farsi schiacciare dalle difficoltà.
Purtroppo ci sono ancora grossi pregiudizi sulla terapia psicologica, vista come qualcosa da “pazzi”. In realtà, è spesso l’unico modo per uscire dalla depressione. Inoltre, uno specialista può essere d’aiuto anche in caso di problemi di coppia.
Quando si parla di cure per la depressione, è il tasto più dolente: la terapia farmacologica. Eppure, gli antidepressivi sono come qualsiasi altro farmaco: né buoni né cattivi, ma da prendere solo se serve.
Qualche volta, dare inizio alla spirale ascendente non è facile. Ci sono donne che non riescono ad alzarsi nemmeno dal letto, figuriamo a fare esercizio fisico. In casi del genere, interrompere un eventuale allattamento e iniziare la terapia farmacologica potrebbe essere la cosa migliore sia per la mamma sia per il bambino.
Non esiste una risposta sempre valida, purtroppo: dipende dalle cause della depressione; nei soggetti predisposti può durare anni, specie se non trattata. Se presa per tempo, la depressione post partum regredisce quasi sempre in due o tre mesi.
Lo stato di salute del proprio bambino è una delle cause più frequenti di depressione post partum. Sorgente non può aiutarti direttamente, ma può fornirti uno strumento per stare più tranquilla: la conservazione delle cellule staminali del cordone. Prelevate al momento della nascita, queste cellule saranno un’assicurazione per il tuo bambino e una preoccupazione in meno per te.
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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)
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