Leggendo questa storia qualcuno potrebbe urlare al miracolo, tanto è eccezionale: un bambino è scampato allo stato vegetativo, seppure con un bagaglio di deficit neurologici.
In un certo senso, quello del misterioso bambino tedesco è davvero un miracolo. Un miracolo della scienza, certo, ma pure sempre un miracolo. Miracolo ottenuto grazie alla lungimiranza dei suoi genitori, che hanno deciso di conservare le staminali del cordone del loro piccolo.
Un miracolo di cui nessun genitore vorrebbe mai avere bisogno ma che, qualche volta, bussa comunque alla porta.
Il nostro piccolo protagonista ha 2 anni e mezzo, quando tutto inizia. Non ci sono tumori di mezzo, né malattie genetiche, né danni subiti alla nascita. C’è solo una gran brutta influenza intestinale, una di quelle che i bambini prendono da altri bambini e che, ovviamente, attaccano anche ai genitori. Tutto nella norma.
Il bimbo inizia a vomitare. All’inizio nessuno si preoccupa della cosa: come detto, queste cose sono normali nei bambini. Il vomito però continua, sempre più forte, sempre più frequente. A un certo punto, diventa impossibile dargli qualcosa da mangiare o da bene senza che lo rimetta. Dopo 3 giorni di vomito continuo, non resta che portarlo al pronto soccorso.
Quella che sembrava la solita influenza intestinale, magari più “cattiva” del solito, si rivela un danno intestinale. Le budella si sono attorcigliate su se stesse, provocando un blocco intestinale. Un intero pezzo di intestino è morto a causa dell’assenza di sangue e, dopo 3 giorni all’interno del corpicino, sta cominciando a marcire.
Il malessere intestinale si è tutto d’un tratto trasformato in una sepsi potenzialmente mortale. L’infezione si allarga a tutto l’organismo, raggiunge il cuore e lo blocca. Il bimbo va in arresto cardiaco e non ne esce, nonostante gli sforzi dei medici.
Il primo “miracolo” avviene a 25 minuti dall’apparente morte di un bambino di nemmeno 3 anni: il cuore ricomincia a battere da solo, il sangue riprende a circolare. Purtroppo, il cervello è rimasto per troppo tempo senza sangue e senza ossigeno: proprio com’è successo all’intestino, l’organo ha iniziato a morire pian piano, un pezzo alla volta.
Il bimbo è ridotto a un guscio vuoto o quasi. Gli stimoli esterni raggiungono appena quella piccola mente ferita e, secondo i medici, la situazione è destinata solo a peggiorare. A breve, il bambino scivolerà in uno stato vegetativo senza uscita. Per lui sarà il riposo eterno, per i suoi genitori sarà l’inferno in terra.
La coppia non ci sta. Faranno il possibile e l’impossibile per il loro bambino.
Contattano la biobanca che ha preso in carico il sangue cordonale del figlio e si affidano a una terapia sperimentale. Nel corso delle 9 settimane successive, il bambino riceve trasfusioni del suo stesso sangue cordonale e, pian piano, pare migliorare.
Se questa fosse una fiaba, oggi il piccolo correrebbe e avrebbe una vita identica a quella di qualsiasi altro bambino. Un giorno, magari, sarà così. Oggi il piccolo paziente muove gambe e braccia, seppure con difficoltà, e ha un vocabolario di circa 200 parole. Ogni giorno, fa un piccolo passo in avanti, anche grazie alla riabilitazione e alla vicinanza dei genitori.
Non è una fiaba e non è nemmeno un miracolo. In compenso, è molto più di quello che avrebbe ottenuto senza quelle infusioni: la speranza di una vita adulta fatta di amici, persone care, esperienze belle e brutte.
Non è un miracolo, ma per ora va bene così. In futuro, si vedrà.
Fonte: parentsguidecordblood.org
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