Nel numero di gennaio della rivista STEM CELLS Translational Medicine, è stato pubblicato un articolo dal titolo esplicativo: “Stabilità a Lungo Termine delle Unità di Sangue del Cordone Dopo 29 Anni di Criopreservazione: Dati di Follow-Up dalla Banca del Sangue del Cordone José Carreras (CBB) situata a Düsseldorf”.
L’articolo si concentra su campioni di staminali raccolti a partire dal 1992, usati sia per trapianti autologhi sia per trapianti allogeni. L’obiettivo dei ricercatori era comprendere qual è l’impatto della criopreservazione sulle cellule staminali: il sangue cordonale conservato nell’azoto liquido ha una scadenza?
Per scoprirlo, gli autori hanno analizzato i dati rilasciati a seguito dei trapianti, dividendo i campioni in base a modalità di conservazione e lunghezza della conservazione. In particolare, si sono concentrati sul numero di cellule staminali ancora vive, sulla vitalità delle suddette cellule staminali e sulla vitalità delle proteine presenti sulla loro superficie. I risultati sono stati ottimi.
I dati più incoraggianti arrivano dalle unità non separate, ovvero i campioni di sangue cordonale conservati intatti, che sono anche i più vecchi. Gli autori hanno trovato unità di 29 anni quasi perfette, con livelli di vitalità dell’88,9%. Interessanti anche i dati riguardanti altre modalità di conservazione, però.
Per ridurre il volume dell’unità, si preferisce isolare le cellule staminali da tutte le altre; lo si può fare manualmente o automaticamente.
Le più vecchie unità isolate manualmente hanno 25 anni; analizzando i risultati dei trapianti, paiono essere rimaste vitali quasi come il primo giorno. Lo stesso vale per le unità trattate automaticamente: le più vecchie hanno 18 anni e hanno mantenuto la loro vitalità quasi intatta.
Questi risultati sono fondamentali. La criobanca dell’articolo ha oltre 21.200 unità ad oggi attive, molte delle quali hanno ben più di 10 anni; innumerevoli le unità conservate in giro per il mondo, in altre banche del cordone.
Grazie allo studio, sappiamo che la criopreservazione non compromette la stabilità delle cellule staminali in modo significativo, anche quando dura interi decenni. Ciò significa che le staminali del cordone rimangono utilizzabili ben oltre i 20 anni canonici del contratto standard, dato che la conservazione nell’azoto non pare intaccarne l’efficacia.
Potenzialmente, potremmo usare staminali conservate per 40 o 50 anni. Ad oggi non abbiamo unità così vecchie, quindi non ne abbiamo le prove e sono solo supposizioni. Supposizioni che, grazie a questo studio, hanno però una base solida.
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