Gli scienziati hanno sempre pensato che le cellule del sangue in circolo erano unicamente derivanti dal midollo osseo.
Per il morbo di Crohn e altre patologie intestinali il trapianto è l’ultima risposta terapeutica in quanto si verificano alti livelli di rigetto e complicazioni dovute all’immunosoppressione.
Quando una persona riceve un trapianto di organo, il sistema immunitario spesso riconosce il nuovo organo come estraneo, lo rigetta e lo distrugge. I farmaci immunosoppressori hanno il ruolo proprio di bloccare il rigetto ma a loro volta rendono il paziente più suscettibile alle infezioni e generano complicazioni.
Come possono le cellule del sangue quindi aiutare il paziente che riceve il trapianto?
Le analisi sui globuli bianchi in circolo nel paziente dopo il trapianto dell’intestino suggeriscono che le cellule staminali del donatore diventate mature, sono ben tollerate dal ricevente come se i globuli bianchi prodotti dal ricevente fossero maggiormente tolleranti dopo il trapianto grazie alla presenza di cellule del sangue del donatore.
“Abbiamo dimostrato che c’è comunicazione immunologica tra i due set di cellule del sangue (donatore e ricevente) che proteggono l’organo trapiantato dal sistema immunitario del ricevente e proteggono il paziente dal trapianto” sostiene Sykes.
Le cellule del sistema ematopoietico dell’intestino del donatore vengono quindi sostituite dalle cellule in circolo derivanti dal ricevente.
I pazienti che ricevono un maggior numero di cellule del sangue del donatore hanno normalmente un tasso di rigetto inferiore, ciò implica che bisogna immaginare una nuova strategia per la gestione del trapianto di organo.
La riserva di cellule staminali del sangue prodotte nell’intestino rappresenta una nuova scoperta per i ricercatori conferma Megan Sykes, MD, direttore del centro di immunologia traslazionale della Columbia. I ricercatori hanno quindi potuto tracciare il destino di queste cellule e la loro origine dimostrando che provengono dall’organo trapiantato.
Le cellule del sangue prodotte quindi dall’intestino del donator hanno un effetto benefico sul successo del trapianto stesso, più cellule del sangue del donator sono in circolo, maggiore sarà la comunicazione tra I due sistemi ematopoietici e più alto sarà il successo del trapianto.
“E’ possibile che i pazienti che hanno un alto numero di cellule del sangue del donatore possono aderire a protocolli d’immunosoppressione più blanda e migliorare cosi le condizioni post-trapianto” conferma Sykes.
Se questo fosse confermato, bisognerebbe implementare ogni trapianto di organo con cellule staminali del sangue provenienti dal donatore al fine di generare maggiore tolleranza immunitaria. Se ciò fosse vero per tutti i trapianti di organo, sarebbe come aver scoperto il sacro Graal.
Questo studio è stato realizzato su 21 pazienti che hanno ricevuto il trapianto di intestino.
Fonte: Columbia University Irving Medical Center.
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