Sembrava che ce l’avesse fatta, che l’intervento di trapianto di midollo osseo, effettuato lo scorso febbraio all’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, fosse andato a buon fine. Ma evidentemente le cellule staminali non hanno attecchito come dovevano e le condizioni della piccola Elisa Pardini di Pordenone – la bimba di 4 anni malata di una rara forma di leucemia, per la quale è necessario trovare un donatore compatibile al 100% – sono improvvisamente peggiorate, tanto da spingere il padre Fabio a rompere il silenzio e a lanciare un nuovo disperato appello dal suo profilo Facebook: «Elisa sta malissimo! Condividete il più possibile… vi scongiuro!».
Un’implorazione scritta d’impulso dal papà, che non riesce più a tenere dentro se tutto il dolore che lo sta logorando da oltre un anno ed ha sentito il bisogno di urlarlo all’esterno, per trovare una parola di conforto dai tanti utenti che non hanno mai smesso di far sentire la loro vicinanza alla famiglia. Neanche stavolta si sono fatti attendere: in due giorni scarsi di permanenza in bacheca il suo messaggio è stato condiviso 1760 volte. «Mi scuso se non rispondo su Messenger o WhatsApp» è stato costretto a scrivere il genitore dopo 24 ore, letteralmente sommerso di post d’affetto e solidarietà. Tutti del medesimo tenore: «Tesoro non mollare proprio adesso, coraggio piccola guerriera, siamo tutti con te». In tanti, nei commenti, gli chiedono aggiornamenti. «Grazie a tutti quelli ci stanno pensando – risponde Fabio -, ma al momento non posso dare alcuna notizia certa». Come riporta Il Gazzettino, i medici che stanno seguendo la piccola starebbero decidendo in gran fretta come procedere per salvarle la vita.
Proprio in questi giorni compie un anno esatto la pagina Facebook a lei dedicata, “Salviamo Elisa”, che si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla donazione del midollo osseo, che per tanti pazienti significa la vita. Il caso di Elisa ha sollevato una vera e propria mobilitazione nazionale a cui hanno aderito anche alcuni vip, da Fiorello ad Anastacia. In centinaia si presentarono nei laboratori Asl per sottoposi alla tipizzazione: un prelievo del sangue, per cui non occorre prescrizione medica, che serve a stabilire gli antigeni delle cellule, proprio allo scopo di evitare fenomeni di rigetto dopo un trapianto. «La donazione del midollo avviene in 8 casi su 10 tramite una trasfusione speciale e non occorre anestesia – si legge sulla pagina, che nel frattempo ha superato i 57mila follower -, solo in casi rarissimi viene prelevato dalle ossa del bacino». L’importante, oltre a godere di buona salute, è avere fra i 18 e i 35 anni e un peso corporeo non inferiore ai 50 chili.
Fonte: Il Corriere della Sera 20 agosto 2018
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