Studiando il perché e il come alcune cellule tumorali che sopravvivono ai trattamenti anticancro si annidano in una nicchia, dove rimangono dormienti per decenni per poi, improvvisamente risvegliarsi, capiremo, secondo gli autori, come evitare la ripresa di malattia, la cosiddetta metastasi tardiva, dopo i canonici cinque anni di terapia adiuvante.
“Sappiamo dagli studi precedenti – spiega Curigliano – che in media il 10 % delle donne con tumore al seno ormonoresponsivo, che si sono sottoposte a chirurgia quando il tumore era in fase iniziale e poi hanno seguito una terapia endocrina adiuvante per cinque anni, rimangono a rischio di metastasi per il resto della loro vita, con possibile comparsa di metastasi dopo 15, 20 anni. E’ una percentuale molto alta, che rende imperativo modificare le attuali strategie di follow-up e forse anche i trattamenti iniziali. Molti studi hanno valutato l’effetto del prolungamento della terapia adiuvante oltre i cinque anni. Questi studi non hanno un sufficiente periodo di follow up per poter concludere se una terapia endocrina prolungata oltre 5 anni può ridurre il rischio di recidiva tardiva. Noi pensiamo che la soluzione a tale problema potrà trovarsi studiando la biologia delle cellule dormienti e il loro risveglio”.
La nostra conoscenza della biologia delle cellule residue dormienti dopo terapia adiuvante è molto limitata, si legge nell’articolo. Il loro stato dormiente è da pensare come stato multidimensionale. Una dimensione è il letargo cellulare: fattori interni ed esterni alla cellula, cioè epigenetici e genetici, la portano a una situazione di “letargo”. Una seconda dimensione è legata alla vascolarizzazione: la mancanza di vasi nell’area tumorale causa una mancanza di ossigeno e nutrienti, che a sua volta causa l’inattività della cellula. La terza dimensione è quella mediata dal sistema immunitario: il sistema immunitario controlla l’espansione del tumore, eliminando le cellule cancerose più vitali, e scambiando per non cancerose le cellule dormienti. Se qualsiasi di questi fattori cambia, il “letargo” viene disturbato e le cellule tumorali dormienti si risvegliano bruscamente, iniziando lo sviluppo di malattia metastatica.
“Le terapie per prevenire le metastasi tardive – conclude Curigliano – dovrebbero impedire il risveglio delle cellule dormienti o distruggerle mentre dormono. Noi pensiamo che sia necessaria una strategia di attacco che mira sia alle cellule tumorali che al loro microambiente. Dobbiamo quindi capire gli scambi fra le cellule tumorali dormienti, le cellule che le circondano nel loro microambiente e il sistema immunitario. Dobbiamo anche esplorare la possibilità che le cellule dormienti subiscano uno o più processi che le portano ad uno stato di inattività simile a quello delle cellule staminali. Insomma la sfida alla ricerca è aperta ed è una sfida affascinante”.
Fonte: IEO e Nature
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