Nel campo delle biotecnologie, le invenzioni vere e proprie sono rare: quello che spesso accade è che l’uomo studia e sfrutta ciò che la natura gli offre. E per la tecnologia CRISPR è andata proprio così: ci si è ispirati a un processo biologico presente nei procarioti (batteri e archeobatteri) e si è ricreato in laboratorio.
L’acronimo (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats), ovvero “brevi ripetizioni palindrome raggruppate e separate a intervalli regolari”: la tecnologia si basa su una proteina-forbice e una molecola-guida che decide dove tagliare. Per fare Genome Editing in cellule animali, vegetali e umane, si devono progettare molecole-guida complementari alla sequenza genetica che si vuole andare a eliminare o sostituire.
Il team del dott. Ding al Gladstone Institute ha identificato due geni bersaglio, Sox2 e Oct4 per ottenere IPS. Entrambe funzionano autonomamente.
Non è il primo lavoro che vede l’uso di CRISPR per la produzione di cellule staminali ma è un passo avanti nell’ingegneria molecolare fondamentale per lo studio di patologie e per la terapia cellulare del futuro.
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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)
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