I reni allo stadio embrionale hanno tre tipi di cellule precursore, che interagiscono in modo da creare una struttura tridimensionale. È difficile riprodurre questo processo in laboratorio a partire dalle cellule staminali. Fino a oggi, gli scienziati hanno ottenuto reni in miniatura semplificati, non in grado di connettersi con altri organi. Un team di ricerca giapponese ha sviluppato un modo per farlo.
Affinché i reni funzioni, hanno bisogno dei germogli ureterali. Questi raccolgono i vari condotti e sono essenziali per collegare gli organi al resto dell’organismo. Tutti i mini organi sviluppati fino a oggi in laboratorio ne erano privi. I ricercatori della Kumamoto University hanno quindi iniziato a cercare un modo per ovviare al problema. Nello specifico, hanno studiato come combinare le cellule staminali che danno origine alla struttura dei reni e quelle che producono i germogli.
Gli scienziati hanno prima scoperto che i dotti di Wolff si ramificano durante l’embriogenesi. Li hanno riprodotti in vitro e hanno individuato i fattori di crescita dei germogli ureterali. Hanno quindi coltivato reni e germogli insieme hanno ottenuto un organoide con una struttura molto più complessa. Il mini rene presentava i germogli ed era teoricamente in grado di legarsi ad altri organi.
La scoperta dimostra come sia possibile ottenere strutture molto più estese e complesse a partire dalle cellule staminali. La chiave è combinare diverse cellule progenitrici, rispettandone lo sviluppo individuale e il processo di maturazione. Grazie a questi elementi, potrebbe essere possibile elaborare nuovi modi per rigenerare i reni. Potrebbe inoltre essere il primo passo per creare modelli di malattie più precisi, che facilitino la ricerca di nuovi trattamenti.
Fonte: kumamoto-u.ac.jp/en
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