Conoscere la fisiologia della crescita fetale serve a monitorare lo sviluppo del feto, nonché a identificare i fattori che potrebbero mettere a rischio la salute futura del neonato. Un peso troppo alto o troppo basso rispetto alla media, la presenza di un’anomalia nell’ecografia, un battito cardiaco eccessivamente irregolare… tutti questi elementi potrebbero essere altrettanti campanelli d’allarme per il ginecologo e per i genitori.
Vediamo insieme come si sviluppa un feto e come monitorare il suo stato di salute.
Indice
ToggleIn una gravidanza fisiologica, lo sviluppo fetale avviene nell’arco di 40 settimane o 9 mesi. In alcuni casi può però durare poco di più (fino a 42 settimane) o poco di meno (non meno di 37 settimane).
Un parto dalla 37a settimana in poi è considerato a termine. Prima della 37a settimana, il parto è invece considerato pretermine: lo sviluppo fetale non è completo e questo potrebbe provocare complicazioni.
Le 40 settimane vengono divise in diverse fasi, per facilitare il monitoraggio del feto. Confrontando i dati raccolti mese per mese con le medie ottenute analizzando migliaia di gestazioni, è possibile dire se la gravidanza sta procedendo in modo regolare oppure no.
Vediamo quali sono i differenti stadi di accrescimento nello sviluppo anatomico e fisiologico del feto.
Le settimane di gravidanza si iniziano a contare dal giorno dell’ultima mestruazione, benché la fecondazione avvenga quasi sempre circa 14 giorni dopo, durante l’ovulazione.
Intorno alla metà del mese, le ovaie rilasciano un ovulo maturo che si immette nelle tube di Falloppio. In caso di rapporto sessuale non protetto, gli spermatozoi migrano dalla cervice alle estremità delle tube, dove possono imbattersi nell’ovulo e fecondarlo.
Se la fecondazione avviene con successo, l’ovulo fecondato viene definito zigote. Nel corso di 3-5 giorni, zigote si sposta dalle tube all’utero. Durante questo periodo, le sue cellule continuano a dividersi finché lo zigote non assume una forma sferica, detta blastocisti.
A 6 giorni circa dalla fecondazione, la blastocisti raggiunge l’utero e vi si impianta.
Per impiantarsi all’interno dell’utero, la blastocisti impiega circa 3-4 giorni; di solito, il processo si completa entro 9-10 giorni dalla fecondazione. Durante l’impianto, è normale avvertire dei dolori al bassoventre e perfino avere delle piccole perdite, che si potrebbero scambiare per mestruazioni.
All’interno del blastocisti si possono individuare due aree:
Durante questa fase, le cellule della placenta danno origine sia al corion (le membrane che circondano il blastocisti), sia al sacco amniotico. Una volta che lo sviluppo del sacco amniotico è completato, intorno al 10° giorno dalla fecondazione, il blastocisti viene definito embrione.
Quando il sacco amniotico è completo, si riempie di un liquido che ingloba l’embrione. Nel corso di queste primissime settimane di gestazione, si formano gran parte degli organi: entro la 3a settimana, inizia a formarsi il tubo neurale. Dal 16° giorno cominciano a svilupparsi vasi sanguigni e cuore, che comincia a pompare i primi globuli rossi dal 21° giorno circa.
La fase embrionale è tra le più delicate della gravidanza, dato che mette le basi per lo sviluppo dell’intero organismo. Gran parte delle malformazioni congenite hanno origine proprio in questa fase, spesso a causa della toxoplasmosi o dell’assunzione di alcol.
Quando le strutture fondamentali sono formate e il cuore inizia a battere, l’embrione diventa feto. Questo avviene intorno alla 13a settimana o al 3° mese di gestazione.
Durante il secondo trimestre, che va dalla 14a alla 27a settimana, si formano i nuclei ossei e le fasce muscolari. Il sistema nervoso entra in funzione, tant’è che il feto comincia a muoversi. I primi movimenti fetali avvengono verso la 16a settimana, ma la madre riesce a percepirli solo dalla 20a settimana.
Dalla 17a settimana, il feto inizia a sviluppare i sensi e a percepire l’ambiente intorno a sé, soprattutto grazie all’udito. Gli organi genitali si differenziano ed è possibile definire il sesso del bambino.
Nel terzo trimestre, che va dalla 28a settimana alla fine della gestazione, si completa la crescita fetale. Il sistema nervoso matura del tutto, così come gli organi interni e i muscoli, sopra i quali comincia ad accumularsi uno strato di grasso.
Lo sviluppo fetale si completa alla 40a settimana. A partire dalla 37a settimana di gestazione, però, il neonato è già in grado di sopravvivere al parto senza l’ausilio di macchinari. Se la gravidanza è fisiologica, i polmoni funzionano già in autonomia, pur essendo più piccoli di quanto sarebbe consigliato.
Per monitorare la crescita del feto ed individuare eventuali malformazioni, esistono una serie di test da eseguire in gravidanza.
Le ecografie consigliate lungo la gestazione sono solo tre, una per trimestre; è però frequente che la futura mamma ne esegua di più, in concomitanza con la visita ginecologica di routine.
Le ecografie sono lo strumento principale per monitorare la fisiologia della crescita fetale. Consentono infatti di individuare eventuali malformazioni del feto, anche se possono poco per l’individuazione e la diagnosi di anomalie genetiche. Inoltre, permettono di misurare lunghezza e peso del feto, così da individuare eventuali ritardi nello sviluppo.
La translucenza nucale si esegue tra la 11a e la 14a settimana di gestazione. Serve per misurare la quantità di liquido accumulato tra la cute e i tessuti paravertebrali. Un accumulo eccessivo rispetto alla media può infatti essere sintomo di anomalie nello sviluppo, come displasie scheletriche o cardiopatie.
L’ecografia morfologica si esegue tra la 19a e la 21a settimana di gestazione, quando la formazione del tubo neurale dovrebbe essersi completata. Entro la 6a settimana, il tubo neurale dovrebbe chiudersi lungo tutta la sua lunghezza, così da proteggere cervello e midollo spinale.
Se ciò non avviene, l’ecografia morfologica mostra zone in cui manca la barriera ossea. Nei casi più gravi, la mancata chiusura del tubo neurale provoca fuoriuscite di liquido spinale che formano cisti lungo la colonna vertebrale. Altre volte, il liquido si accumula nel tessuto cerebrale e provoca anomalie nella forma della testa.
I primi movimenti fetali si verificano intorno alla 16a settimana, ma sono troppo deboli per essere percepibili. La madre inizia a sentire i primi calcetti solo verso la 20a settimana, quando il feto acquista forza e comincia a muoversi dentro l’utero.
Monitorare i movimenti del feto è un modo per verificarne lo stato di salute, anche se non è detto che un feto che si muove poco abbia dei problemi. Piuttosto, è un dato da mettere in concomitanza con altri dati raccolti durante le ecografie, come il battito cardiaco e le dimensioni del feto.
Un feto sano dovrebbe muoversi circa 10 volte ogni 12 ore. Se non lo si sente muoversi per diverse ore, la cosa migliore è toccare la pancia o mangiare qualcosa di dolce per stimolare il bambino. Qualora non dia risposta, è bene consultare il ginecologo: eseguirà il cosiddetto “non stress test” (NST), un esame non invasivo per verificare lo stato di salute del feto.
L’ecocardiografia fetale si esegue a partire dalla 18a settimana, subito dopo l’ecografia. Durante l’esame, il ginecologo monitora il battito cardiaco del feto e controlla lo sviluppo del cuore. Un esame semplice, che consente però di individuare oltre il 90% delle malformazioni cardiache congenite.
Qualora ci fossero fattori di rischio molto elevati, è possibile effettuare l’ecocardiografia anche dalla 13a settimana. Ciononostante, lo si sconsiglia: in questa fase, lo sviluppo cardiaco è ancora troppo prematuro per riuscire a individuare un difetto congenito o un ritardo nella crescita.
Uno dei modi migliori e più precoci per verificare lo stato di salute del feto è lo screening prenatale. Esistono diversi tipi di screening e diagnosi prenatali, più o meno invasivi. Tra questi, il più precoce e affidabile è il test del DNA fetale.
Il test del DNA fetale è un test di screening, non di diagnosi. Ciononostante, ha un’affidabilità del 99% ed è eseguibile dalla 10a settimana di gestazione in poi. Nel più sfortunato dei casi, ciò consente ai genitori di prepararsi a dovere, magari concordando una possibile terapia con i medici.
In casi del genere, la conservazione del cordone ombelicale può dare accesso a terapie di ultima generazione. La storia di Ilya è soltanto una delle tante: chissà quante vi si aggiungeranno in futuro.
"Siamo davvero rimasti soddisfatti, azienda seria, tutor sempre a disposizione, personale competente e professionale. Complimenti!"
Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)
Leggi i commenti lasciati dai nostri clienti.