Topi sani sono stati clonati da cellule adulte disidratate e congelate.
E’ la prima volta che viene ottenuto un risultato simile, che potrebbe offrire un contributo importante alla salvaguardia delle specie minacciate di estinzione.
Pubblicato sulla rivista Nature Communications, il risultato si deve alla ricerca coordinata da uno dei pionieri degli studi sulla clonazione, Teruhiko Wakayama, dell’Università giapponese di Yamanashi.
La sfida è adesso riuscire a conservare il materiale genetico nelle condizioni ottimali e l’ideale, per il futuro, dovrebbe essere ottenere questo risultato a temperatura ambiente.
Conservare le cellule a temperature sotto lo zero, in azoto liquido funziona infatti, ma è molto costoso.
“E’ la prima volta al mondo che cellule disidratate sono state conservate con successo e generato in seguito a trapianto nucleare (comunemente noto come clonazione) embrioni che hanno generato animali sani”, osserva un altro protagonista delle ricerche sulla clonazione, Lino Loi, dell’Università di Teramo e coordinatore del progetto di ricerca europeo Drynet, dedicato allo sviluppo di biobanche di cellule germinali e somatiche disidratate.
“Poter conservare cellule animali essiccate anche a temperatura ambiente è possibile, ma – aggiunge, dimostrarlo su numeri importanti dovrà essere il prossimo passo”.
Le cellule disidratate e congelate utilizzate nell’esperimento di Wakayama sono cellule del tessuto connettivo, fibroblasti, di topo, liofilizzate e tenute in frigorifero. Dopo averle reidratate, i ricercatori le hanno iniettate in oociti privati dei loro cromosomi dai quali sono stati ottenuti degli embrioni; da questi sono state ottenute cellule staminali embrionali e i nuclei di queste ultime, trasferiti a loro volta su oociti privati del nucleo, hanno generato una progenie normale e fertile.
Secondo gli autori della ricerca, il successo ottenuto indica che l’allestimento di banche genetiche da specie minacciate di estinzione tenute allo stato di disidratazione (anidro) e a temperatura ambiente, a costo quasi zero, potrebbe essere una alternativa allo stoccaggio in azoto liquido alla temperatura di meno 196 gradi, attualmente utilizzato.
Nel caso di specie minacciate, quindi, poter conservare le loro cellule in biobanche a costo zero significherebbe prendere tempo per poter sviluppare strategie che ne innalzino il potenziale riproduttivo e ne evitino possibilmente l’estinzione.
Fonte: ANSA
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