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Varicella durante la gravidanza. Quali rischi?

varicella gravidanza malattie

Nonostante sia considerata una tipica malattia infantile, è possibile prendere la varicella durante la gravidanza e rientra tra le patologie pericolose per una donna incinta. Il vaccino anti-varicella, infatti, è stato introdotto solo nel 1995. Ciò significa che tante donne in età fertile potrebbero non essere ancora immunizzate.

In questo articolo, vedremo quali sono i rischi della varicella dal primo al terzo trimestre.

Gravidanza e varicella: tutto quello che devi sapere

In generale, la varicella è molto più rischiosa se presa da adulto che da bambino. Mentre nei bambini i sintomi sono sgradevoli ma lievi, nell’adulto si registrano frequenti casi di ricovero. Questo dovrebbe bastare per far scattare l’allarme, nella testa di una donna incinta: se la madre sta tanto male da essere ricoverata, probabilmente ci saranno conseguenze anche per il bambino.

I sintomi

Nei bambini, il sintomo della varicella più evidente (e fastidioso) è la comparsa di macchioline rosse su tutto il corpo. Nel giro di 3/4 giorni, le macchioline si trasformano in vescicole e in pustole pruriginose. Il tutto è accompagnato da una febbre persistente che non supera i 38,5°.

Negli adulti, l’esantema cutaneo tipico della varicella è molto più esteso: possono comparire oltre 500 macchie su una persona, nei casi più gravi. Dato il loro numero, è anche più probabile che le pustole si infettino a causa del grattarsi, provocando così infezioni batteriche.

Gli altri sintomi della varicella negli adulti sono:

  • febbre alta (talvolta oltre i 39°);
  • dolori muscolari;
  • vomito;
  • diarrea;
  • mal di testa.

Rispetto ai bambini, gli adulti sono inoltre più esposti a complicazioni come:

  • polmonite interstiziale;
  • encefalite fulminante;
  • emorragie interne.

Secondo uno studio sulla varicella negli adulti, il 24% degli adulti soffre di complicazioni e il 3,2% viene ospedalizzato; tra il 10% e il 20% delle donne in gravidanza contrae la polmonite.

I rischi per il feto

La varicella può avere conseguenze pesanti anche sulla salute del feto, nonostante il tasso di contagio verticale sia basso. Dato che la varicella si trasmette prevalentemente per via aerea, il passaggio transplacentare del virus si verifica infatti solo nel 17% dei casi.

Contratta nel primo trimestre di gravidanza, la varicella fetale provoca parto prematuro e basso peso alla nascita nella quasi totalità dei casi. Inoltre, aumenta il rischio di malformazioni congenite e di problemi neurologici. Le conseguenze più gravi si hanno però in caso di Sindrome da Varicella Congenita.

La Sindrome da Varicella Congenita si presenta pressapoco nello 0,9% dei casi. Nel 70% dei casi, il bambino colpito presenta lesioni cutanee permanenti, mentre il tasso di anomalie cognitive si aggira intorno al 60%.

Per fortuna è una sindrome rara e con un’incidenza poco più che nulla, dopo la 20a settimana di gestazione. Dopo la 28a settimana, non sono mai stati registrati casi.

La varicella alla 36a settimana

Se si prende la varicella dopo la 36a settimana di gravidanza, i rischi per il feto sono quasi nulli, prevalentemente legati al decorso della malattia nella madre. Dato che la madre trasmette i propri anticorpi insieme al virus, infatti, spesso il bambino guarisce prima del parto.

In questi casi, il rischio maggiore è che il virus rimanga inattivo nell’organismo del bambino, riattivandosi nei primi anni di vita. Come visto, però, nei bambini i sintomi della malattia sono quasi sempre lievi.

Nel terzo trimestre, i rischi maggiori si hanno quando il parto avviene nella fase centrale della malattia. Il periodo critico va da 1 giorno prima a 4 giorni dopo la comparsa dell’esantema. Le pustole favoriscono il contagio attraverso il circolo sanguigno: durante il parto, la madre trasmette il virus al bambino senza però gli anticorpi.

La trasmissione per via ematogena della varicella è un’occorrenza rara ma molto grave: la morte del bambino si verifica nel 10% dei casi; fino agli anni ‘70, il tasso di mortalità raggiungeva il 30%.

Grazie ai progressi fatti nella ricerca, oggi si interviene immediatamente con una profilassi post-esposizione. In casi del genere, i medici somministrano nel bambino immunoglobuline VariZIG, così da fornirgli un minimo di protezione dal virus. Il trattamento deve avvenire entro 10 giorni dall’esposizione, ovvero dal parto.

Posso vaccinarmi?

La varicella è una malattia infettiva estremamente contagiosa: si stima che contagi quasi il 90% dei non immunizzati che entrano in contatto con il portatore del virus. Proprio per questa ragione, prima del 1995 era comune che un bambino si ammalasse di varicella, nel corso della scuola materna o elementare.

Nonostante la diffusione della malattia e l’arrivo del vaccino, può capitare che un adulto non si sia mai ammalato di varicella e non abbia mai fatto il vaccino. In questi casi, si raccomanda la vaccinazione in età adulta, specie alle donne che desiderano una gravidanza. 

Purtroppo, non è possibile fare il vaccino della varicella in gravidanza, se si scopre di non essere immunizzata. Proprio come il vaccino della rosolia, anche quello della varicella è costituito da una versione attenuata del virus: pur essendo innocuo per un bambino o per un adulto, potrebbe rivelarsi problematico per il feto.

Se non sei immune alla varicella e desideri un bambino, ti consigliamo di vaccinarti almeno 30 giorni prima del tentativo di concepimento. Il vaccino prevede 2 dosi, da fare ad almeno un mese di distanza.

Varicella in gestazione: come curarla

Come visto sopra, il periodo più critico è quello che va dall’inizio della gestazione fino alla 20a settimana. Inoltre, l’obiettivo principale è evitare complicazioni non solo per il feto, ma anche per la madre.

In caso di contagio durante la gravidanza, si interviene con farmaci antivirali per ridurre il rischio di complicazioni. Una volta scongiurate queste ultime, si può solo intervenire sui sintomi e aspettare che la malattia faccia il suo corso.

Se invece la paziente non ha manifestato sintomi ma è venuta in contatto con una persona malata o con un possibile portatore sano, le si somministra la profilassi post-esposizione per scongiurare il contagio.

Ho già avuto la varicella: posso riprenderla in gravidanza?

Se hai avuto la varicella in passato, non puoi prenderla una seconda volta in gravidanza: sei immune al virus. In compenso, puoi comunque trasmetterla a chi non lo è, quindi fai attenzione. Il vaccino, invece, garantisce un’immunità del 95% circa contro le forme gravi di varicella e dell’85% circa contro le forme lievi.

Se non sei vaccinata e non sei sicura di aver contratto la varicella in passato, fai un esame del sangue per la ricerca degli anticorpi anti-varicella IgA. L’analisi individua la presenza di anticorpi nel sangue ed eventuali infezioni in corso.

Come mettere al sicuro il mio bambino?

Come in tutte le cose, la chiave è le prevenzione: per tenere il bambino al sicuro da possibili infezioni prenatali, è importante vaccinarsi per tempo. Se non è possibile farlo, bisogna evitare contatti con bambini e persone a rischio quanto meno fino alla 20a settimana di gestazione.

L’assicurazione migliore che puoi offrire a tuo figlio è però la conservazione delle cellule staminali del cordone. Queste preziose cellule vanno perse nella quasi totalità dei casi, eppure si sono dimostrate efficaci nel trattamento di oltre 80 malattie; possono fare tanto anche contro i danni congeniti causati da malattie e da incidenti perinatali.

Perché rischiare?

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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)

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