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Taglio del cordone ombelicale: quando avviene e come si esegue

Neonato al momento del parto

Il taglio del cordone ombelicale è un momento cruciale nella vita di tutti noi: è la nostra grande entrata nel mondo, il momento in cui il bambino viene separato dalla mamma. Tutto sommato, è normale che ci siano tanti dubbi su come dovrebbe avvenire e quando.

In questo articolo, vedremo come avviene il taglio del cordone e quando. Quest’ultimo punto è particolarmente importante, specie se intendi conservare le staminali cordonali.

Come si taglia il cordone ombelicale

Come spiegato nel dettaglio nell’articolo “Cordone ombelicale: tutto quello che devi sapere“, il cordone è ben più di un “tubo” che collega mamma e bambino; il cordone ombelicale è un vero e proprio organo a sè, costituito da una vena e da due arterie protette dalla gelatina di Wharton.

Per diversi minuti dopo il parto, la placenta continua a pompare sangue dentro il cordone. La prima cosa da fare, quindi, è otturare il tubo attraverso cui fluisce il sangue dalla madre al bambino; questa operazione si chiama “clampaggio”.

Per clampare il cordone ombelicale si usano due pinze chirurgiche, per intrappolare il sangue dentro i vasi sanguigni e ridurne al minimo la fuoriuscita. Dopodiché, gli operatori tagliano il cordone tra le due pinze e medicano il moncone del bambino, che rimarrà chiuso da una piccola pinza fino alla caduta.

Tutta l’operazione richiede meno di un minuto ed è indolore.

L’eventuale raccolta del sangue cordonale avviene subito dopo il taglio del cordone. Mentre il sangue è ancora fresco, un operatore lo preleva con un ago e lo ripone in un apposito contenitore refrigerato, per evitare che si deteriori. Un passaggio banale, che però viene eseguito molto di rado.

Negli ultimi anni, diverse persone scelgono di conservare anche la gelatina di Wharton, dato che contiene staminali utili nel campo della medicina rigenerativa.

Cos’è il clampaggio ritardato

Un tempo, il taglio del cordone era quasi immediato: appena i piedini erano fuori, si procedeva subito con il clampaggio. Peccato che, in questo modo, si strappassero davvero tante risorse al nuovo nato.

Il sangue contenuto nel cordone, con il suo carico di staminali e di ossigeno, avrebbe fatto comodo al piccolo, specie se nato prematuro. Per questo motivo, adesso i medici eseguono il cosiddetto “clampaggio ritardato” o “tardivo”.

Parliamo di clampaggio tardivo quando si aspettano 30 secondo o più, prima di tagliare il cordone dalla placenta. Durante questi pochi e preziosi secondi, gran parte del sangue cordonale rifluisce dentro il bambino e aumenta la sua scorta di cellule utili.

La placenta continua a pompare sangue dentro il cordone per 3 minuti, però. Questo solleva qualche legittimo dubbio sulle tempiste migliori per tagliare il cordone. Esistono diversi studi a riguardo e, ancora oggi, ricercatori e medici in tutto il mondo danno risposte differenti, anche in base alla situazione specifica. Cerchiamo di fare chiarezza.

Quando è meglio tagliare il cordone subito

Il clampaggio precoce, il taglio del cordone ombelicale eseguito entro 30 secondi dalla nascita, è indicato solo per complicazioni durante il parto: se il neonato rischia di rimanere asfissiato, si taglia subito il cordone per portarlo in rianimazione nel minor tempo possibile. Su questa eventualità concordano pressapoco tutti.

Quanto tempo aspettare per il clampaggio tardivo

Sul clampaggio tardivo, c’è molta meno concordanza.

Sappiamo che l’80% del sangue presente nella placenta passa attraverso il cordone nei primi 15 secondi. Affinché raggiunga le arterie ombelicali del neonato, servono però altri 10 secondi, per un totale di 25 secondi. Il grosso del sangue cordonale fluisce nel bambino entro 30 secondi, quindi. Tanto basta?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di tagliare il cordone ombelicale tra 1 e 3 minuti dopo la nascita, “per migliorare la salute e la nutrizione della madre e del bambino”. Di contro, l’American College of Obstetricians and Gynecologistsconsiglia di attendere circa 30-60 secondi prima del taglio del cordone. L’Associazione dei Ginecologi Italiani, invece, raccomanda “il clampaggio del cordone dopo almeno 30 secondi dalla nascita”.

Per fare un po’ di chiarezza, uno studio australiano ha analizzato i benefici correlati ai diversi tempi di attesa per il clampaggio: 30-45 secondi, 45-60 secondi, 60-120 secondi.

Secondo lo studio, basta posticipare la chiusura del cordone ombelicale di 30-45 secondi, affinché il neonato riceva un benefico surplus di sangue. Le attese superiori ai30-45 secondi, invece, non hanno mostrato nessun beneficio significativo. Aspettare addirittura 3 minuti non servirebbe a niente, quindi.

Perché ritardare il taglio del cordone

Attendere almeno 30 secondi prima del clampaggio riduce il rischio di anemia e di altre complicazioni nel neonato.

I test clinici in Italia hanno osservato:

  • livelli di emoglobina ed ematocrito più alti nella prima ora e dopo 24 ore di vita;
  • una pressione diastolica più alta durante le prime 24 ore di vita;
  • livelli di ematocrito più alti durante i primi 28 giorni di vita;
  • livelli di emoglobina ed ematocrito più alti a 10 settimane di vita.

Di contro, gli studi riguardanti gli effetti del clampaggio tardivo dopo i 4 mesi di vita sono estremamente pochi. A 4 mesi non paiono esserci differenze significative tra i bambini sottoposti a clampaggio tardivo e quelli sottoposti a clampaggio precoce.

In definitiva, il clampaggio tardivo pare dare benefici immediati, utili per affrontare i primissimi giorni di vita in modo sano e senza complicazioni.

Si può conservare il sangue cordonale, dopo il clampaggio tardivo?

Come si concilia tutto questo con la conservazione del sangue cordonale? Se il sangue rifluisce dentro il bambino, non si rischia che il cordone rimanga vuoto o quasi?

Dipende dal singolo cordone: in alcuni casi, il cordone ombelicale è abbastanza lungo e spesso da soddisfare senza problemi tutte le esigenze. Altre volte, invece, il cordone è un po’ più piccolo e povero di sangue: aspettare un intero minuto significa non avere sangue da conservare.

La soluzione migliore è aspettare 30 secondi circa, prima di procedere con il clampaggio. In questo modo, il bambino riceve il surplus di sangue che gli serve e rimangono abbastanza staminali da raccogliere. Se in futuro il piccolo dovesse avere bisogno di un trapianto autologo, avrebbe a disposizione la sua piccola scorta da usare.

Non scegliere tra clampaggio tardivo e conservazione del cordone: scegli entrambi per il bene di tuo figlio.

Posso lasciare il cordone attaccato al neonato?

Come visto sopra, l’OMS consiglia di aspettare fino a 3 minuti, prima di eseguire il clampaggio. Ci permettiamo di consigliare diversamente, e non solo perché questo renderebbe impossibile conservare le stamnali del cordone.

Un taglio effettuato oltre 1 minuto aumenta il rischio di ittero, facendo più male che bene. Il fegato del bimbo è ancora immaturo: le cellule epatiche non riescono a far fronte a un aumento troppo elevato e troppo repentino dei globuli rossi. Ecco perché è meglio tagliare il cordone ombelicale prima, a prescindere da come lo si vuole usare.

Si vede di gran lunga peggio, però.

Lasciare la placenta attaccata al neonato è il fulcro di una pratica risalente agli anni ‘70, la Lotus Birth. Si lascia il cordone ombelicale intatto e si aspetta che si stacchi in modo spontaneo dall’ombelico. Nel mentre, la placenta rimane insieme al bambino, di solito conservata in un apposito sacchetto pieno di sale ed erbe profumate.

Nonostante i neonatologi sconsiglino di tenere la placenta dopo il parto, la Lotus Birth suscita ancora un notevole interesse.

Le basi (quasi) scientifiche della Lotus Birth

I sostenitori della Lotus Birth portano quanto visto sopra all’estremo. A loro dire, lasciare la placenta attaccata fornirebbe ossigeno, ferro e sangue al neonato ancora per qualche giorno. Inoltre, aiuterebbe ad affrontare il trauma del parto.

Tagliare il cordone ombelicale sarebbe infatti un atto improvviso e difficile da metabolizzare per la piccola mente del nuovo nato. Ciò lo metterebbe in una condizione di instabilità fisica e psicologica, che si porterebbe dietro per tutta la vita.

Lasciare che il cordone ombelicale si stacchi in modo spontaneo, invece, sarebbe un modo per ritardare il distacco della madre e renderlo più graduale, rendendo il tutto meno stressante.

Sorvolando sulle spiegazioni psicologiche e filosofiche, quelle di stampo medico non hanno alcun senso. Il flusso di sangue dalla placenta al bambino si interrompe in modo spontaneo dopo 3 minuti: superato questo lasso di tempo, l’eventuale sangue residuo rimane intrappolato dentro cordone e placenta, iniziando a deteriorarsi quasi immediatamente.

I rischi della Lotus Birth

Non ci sono prove documentante dei benefici della Lotus Birth, mentre ce ne sono dei rischi che comporta. Pur avendo un fondo di verità, infatti, la pratica può rivelarsi dannosa sia per il neonato sia per chi gli sta intorno.

Passati i 3 minuti in cui continua a fluire dalla placenta al bambino, il sangue si ferma e diventa stagnante. Nel giro di poco tempo comincia a deteriorarsi e diventa terreno fertile per agenti infettivi. Di conseguenza, aumenta il rischio di sepsi per il neonato.

Oltre che essere rischiosa per la salute, la Lotus Birth è anche difficile da gestire. La placenta lasciata attaccata inizia a puzzare, motivo per cui i sostenitori della pratica consigliano di coprirla con sale profumato. Inoltre bisogna fare attenzione a come si muove il bambino e a non tirare il cordone.

Molto meglio optare per un semplice clampaggio ritardato, meglio ancora se accompagnato dalla conservazione del sangue cordonale.

Per avere tutte le informazioni a riguardo, prenota una consulenza gratuita con un esperto di Sorgente: risponderemo a tutti i tuoi dubbi.

Fonti sul clampaggio tardivo

WHO Guideline: Delayed Umbilical Cord Clamping;

United Nations Children’s Fund, United Nations University, World Health Organization. Iron deficiency anaemia assessment, prevention, and control. 2001;

ACOG Committee Opinion No.543, Dec. 2012, Timing of Umbilical Cord Clamping after Birth:

Effect of timing of umbilical cord clamping of term infants on maternal and neonatal outcomes. McDonald SJ et al, 2013

Delayed umbelical cord clamping after birth – The American Academy of Pediatrics and the American College of Nurse–Midwives endorse this document. This Committee Opinion was developed by the American College of Obstetricians and Gynecologists’ Committee on Obstetric Practice in collaboration with committee members Maria A. Mascola, MD; T. Flint Porter, MD; and Tamara Tin-May Chao, MD;

WHO recommendations for the prevention and treatment of postpartum haemorrhage;

Stem cell transplants at childbirth – Sanberg PR et al, 2010

Mankind’s first natural stem cell transplant – Jose N Tolosa et al, 2010

www.aogoi.it

Sun et.al 2010 Transfusion 50 (9): 1980-1987

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