L’autismo è un disturbo di cui sappiamo ancora pochissimo: le cause sono poco chiare e i sintomi sono estremamente variegati. Senza contare la disinformazione – il mito dei vaccini che causano l’autismo, tanto per dirne una – che complica il tutto.
Almeno una cosa è chiara, ovvero che l’autismo è uno spettro che va dalla neurodivergenza ad alto funzionamento al disturbo invalidante. Le cellule staminali potrebbero aiutare nelle forme più gravi di autismo. Vediamo come.
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ToggleBenché noi si usi il termine “autismo” per convenzione e comodità, sarebbe più corretto parlare di “disturbo dello spettro autistico” o ASD (Autism Spectrum Disorder). Il termine indica infatti una vasta gamma di condizioni, con sintomi e livelli di gravità diversi.
In generale, con “autismo” si indicano disordini dello sviluppo neurologico caratterizzati da:
Non è detto che il disturbo interessi anche lo sviluppo cognitivo e, anzi, gran parte delle persone autistiche ha un QI nella media o sopra la media. Va detto che molto dipende anche dal livello di autismo di cui si soffre.
A seconda della gravità dei sintomi, il disturbo dello spettro autistico si divide in:
La ricerca sulle cellule staminali si focalizza sulle forme più gravi di disturbo dello spettro autistico, quelle davvero invalidanti. L’obiettivo è migliorare le capacità comunicative dei bambini che ne soffrono, affinché abbiano un futuro più autonomo e sereno.
Sappiamo quali non sono le cause dell’autismo, ovvero i vaccini: non esiste alcuna correlazione causale tra autismo e vaccini, come dimostrato da un buon numero di studi. Questo non risolve il problema, però: continuiamo a non conoscere con precisione le cause reali dell’autismo.
Per quanto ne sappiamo oggi, l’autismo ha una forte componente genetica; i ricercatori hanno individuato diversi geni associarti all’autismo. Osservando le famiglie di chi ne soffre, è inoltre probabile che l’autismo sia almeno in parte ereditario. L’ereditarietà non è tutto, però.
L’autismo potrebbe essere causato in parte da fattori ambientali, come l’esposizione prenatale a tossine e complicazioni durante la gravidanza. Questi fattori potrebbero causare l’espressione di alcuni geni, causando l’insorgere di forme più o meno gravi di autismo.
Gli studi sono ancora in corso e, per ora, abbiamo ben poche risposte definitive.
Gli studi su cellule staminali e autismo vertono su un assunto: l’autismo è causato da cambiamenti fisici nel cervello, cambiamenti sui quali – forse – si potrebbe agire; finché il cervello è piccolo e in evoluzione, quanto meno.
La comunità scientifica non è del tutto concorde su quali siano le differenze tra cervello neurotipico e cervello neurodivergente, ma ecco una lista di quelle su cui c’è maggiore accordo.
Benché non sia del tutto chiaro quali siano le cause dell’autismo, i ricercatori stanno valutando come agire sugli aspetti neurologici e immunitari correlati alle forme gravi. Le cellule staminali la fanno da padrone, grazie alle loro potenzialità rigenerative.
Le staminali, in particolare quelle derivate dal sangue cordonale, possono differenziarsi in un’ampia gamma di tessuti. Almeno sulla carta, queste cellule potrebbero riparare le connessioni neurali e modulare il sistema immunitario. Bisogna scoprire in che modo farlo.
Il trattamento dell’autismo tramite cellule staminali si snoda in diverse fasi: estrazione delle cellule staminali o raccolta al momento del parto, se si parla di sangue cordonale; controlli di qualità; preparazione delle cellule per predisporle alla differenziazione desiderata. Una volta che le cellule sono pronte, si passa al trapianto.
L’infusione delle cellule è una procedura relativamente semplice: si procede per via endovenosa o direttamente nel fluido cerebrospinale. La prima modalità è la più diffusa e anche quella meno invasiva, dato che è paragonabile a una semplice iniezione. La seconda è un po’ più invasiva, ma consente di infondere le cellule staminali direttamente dove serve.
Affinché il trattamento sia davvero tale, dev’essere condotto sotto supervisione medica e in un contesto controllato. Soprattutto, deve basarsi su o fare parte di studi condotti da realtà di comprovata serietà, con pubblicazioni su riviste peer-reviewed che ne garantiscano il valore.
Studi e trial clinici sono ancora in corso, quindi non c’è una risposta definitiva. Ad oggi, sappiamo che i trattamenti sono sicuri per la salute, punto non banale. Inoltre, pare che i bambini trattati mostrino miglioramenti tangibili a livello cognitivo, linguistico, motorio.
Al momento, il tasso di successo dipende dai protocolli usati e dalle differenze individuali. Alcuni studi parlano di risultati promettenti, mostrando miglioramenti in aree chiave; altri, al contrario, bollano il trattamento come inutile. Purtroppo è inevitabile che ci sia questa confusione, dato che manca uno standard condiviso da tutti gli studi; studi spesso piuttosto piccoli, tra l’altro.
Se vogliamo dare retta alle meta-analisi, i bambini coinvolti nei trial mostrano un miglioramento almeno del 5% nei diversi ambiti analizzati, specie in tutto ciò che riguarda le interazioni sociali. Questo vale soprattutto per gli studi che fanno uso delle staminali del cordone, seppure ci siano risultati incoraggianti anche con le staminali del midollo.
Come detto, ad oggi è difficile ottenere risposte più precise. L’autismo è uno spettro di disordini, con cause in parte sconosciute e che coinvolge più aree del cervello: la stessa terapia potrebbe funzionare su un paziente e fallire su un altro.
In particolare, quali fattori potrebbero influenzare il tasso di successo di questi trattamenti?
C’è potenziale, ma la strada è ancora lunga. Da parte nostra, noi di Sorgente possiamo solo offrirti un modo per conservare le preziosissime cellule del cordone ombelicale, impossibili da raccogliere dopo il parto.
Non sappiamo se queste cellule ti serviranno mai: speriamo vivamente di no. Sappiamo però che si possono già fare grandi cose con le cellule staminali e che, un domani, se ne potrebbero fare ancora di più. Potrebbero diventare un trattamento riconosciuto non solo per l’autismo, ma anche per l’Alzheimer e il Parkinson e la sclerosi multipla.
Lasciamo lavorare la scienza e, nel mentre, conserviamo questa piccola fonte di staminali.
Hai qualche dubbio? Contattaci per prenotare un colloquio (senza impegno) con il nostro consulente o richiedere la guida informativa sulla conservazione delle cellule staminali.
"Siamo davvero rimasti soddisfatti, azienda seria, tutor sempre a disposizione, personale competente e professionale. Complimenti!"
Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)
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