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Cellule staminali per aiutare i bimbi severamente prematuri

Neonato stringe dito mano adulta

In aiuto dei più piccoli tra i piccoli

Avere più neonati sani: il semplice, enorme obiettivo del progetto PREMSTEM, finanziato dall’UE e condotto in tutto il mondo

Nonostante il tasso di sopravvivenza sia molto aumentano negli ultimi anni, i prematuri gravi rimangono soggetti a danni neurologici che si porteranno dietro negli anni a venire. Un team internazionale vorrebbe migliorare la loro vita usando le staminali del cordone ombelicale.

Un tempo, nascere a 28 settimane era sinonimo di morte certa: i minuscoli corpicini cedevano sotto il peso della vita, troppo deboli anche solo per respirare. Oggi non è più così. Non del tutto, quanto meno.

Nascere prima del tempo rimane un problema; perfino i prematuri tardivi, ovvero i bimbi nati tra la 32a e la 37a settimana, sono più a rischio della media. Eppure, nascere prima del tempo non è più la condanna a morte di una volta: oggi, un prematuro grave ha tra il 40% e l’80% di probabilità di sopravvivenza, a seconda dell’età gestazionale.

Si tratta di un progresso enorme, ma c’è un “ma”: il 10% di questi piccoli sopravvissuti si porterà addosso le cicatrici del parto per tutta la vita. Danni neurologici, paralisi cerebrale, malformazioni polmonari, problemi cardiaci… c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Forse, però, non dev’essere per forza così.

La dott.ssa Bobbi Fleiss, ricercatrice e docente presso il Royal Melbourne Institute of Technology (RMIT) di Melbourne (Australia), guida un team globale di ricercatori che lotta per cambiare le cose usando le staminali del cordone ombelicale.

L’utilità delle staminali del cordone ombelicale è arcinota, anche se un po’ sottovalutata. Di solito, colleghiamo i trapianti di staminali a tumori del sangue e simili. In realtà, le staminali sono preziose in molti campi, compreso il trattamento delle lesioni cerebrali neonatali.

Ricercatori provenienti dal tutto il mondo stanno elaborando un trapianto intranasale di staminali del cordone, pensato proprio per i prematuri gravi. Una volta spruzzata nel nasino, una nebbia sottilissima di staminali dovrebbe raggiungere le aree danneggiate del cervello, stimolandone la riparazione.

Dovremo aspettare il 2026 per i primi trial clinici, ma i test sui modelli animali sono promettenti. Se dovesse funzionare, basterebbe un cordone ombelicale per spazzare via i danni neurologici, o quanto meno parte di essi.

E dire che, nel 2025, c’è ancora chi butta via questa miniera d’oro di cellule e vita.

Fonte: projects.research-and-innovation.ec.europa.eu

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