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Differenze tra trapianto autologo e allogenico

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Differenze tra trapianto autologo e allogenico

Fratellini leggono insieme

Spesso parliamo delle differenze tra staminali del cordone ombelicale e staminali adulte, sorvolando su un altro fattore importante: la differenza tra trapianto autologo e trapianto allogenico. In realtà, anche questa è molto importante, specie nel trattamento di alcuni tipi di tumori e di malattie autoimmuni.

In questo articolo vedremo quali sono le indicazioni cliniche specifiche, i vantaggi e i rischi tra l’uno e l’altro.

Qual è la differenza

Prima di vedere cos’è un trapianto autologo e cos’è un trapianto allogenico, conviene spiegare in breve come funziona un trapianto di cellule staminali.

Come già saprai, le cellule staminali sono cellule grezze, in grado di differenziarsi in molti tipi di cellule del corpo umano. I ricercatori stanno studiando come sfruttare questa loro capacità per rigenerare i tessuti danneggiati e, in alcuni casi, hanno già scoperto come fare.

Ad oggi, le staminali sono largamente usate nel trattamento delle malattie del sangue, per sostituire le cellule difettose con nuove cellule sane. A questo scopo, i medici:

  • eliminano tutte le cellule malate usando la chemioterapia, così da ottenere una tela bianca da ricolorare con le cellule nuove;
  • infondono le cellule staminali autologhe o allogene;
  • aspettano che le cellule trapiantate attecchiscano e inizino a produrre cellule nuove e sane.

Tutto il processo richiede settimane, durante le quali il paziente è altamente vulnerabile alle infezioni. La chemioterapia, infatti, ha completamente soppresso il sistema immunitario.

Chiarito come si esegue un trapianto, che differenza c’è tra cellule autologhe e cellule allogene?

Cos’è un trapianto autologo

Nel trapianto di cellule staminali autologo il paziente riceve le proprie cellule staminali ematopoietiche, precedentemente raccolte e conservate. Qualche volta, è possibile prelevare queste cellule dal paziente già adulto; in gran parte dei casi, non è un’opzione.

Gran parte dei trapianti autologhi avvengono con le cellule staminali cordonali, ovvero quelle prelevate dal sangue del cordone ombelicale. Purtroppo, il prelievo può avvenire solo al momento del parto e la netta maggioranza dei cordoni ombelicali va persa.

Cos’è un trapianto allogenico

Nel trapianto allogenico, le staminali vengono prelevate da un donatore compatibile. In alcuni casi, sono le staminali del cordone ombelicale di un altro bambino (magari un fratellino); in molti altri casi, le staminali vengono prelevate dal midollo o dal sangue di un adulto.

Il donatore può essere sia un parente, sia un amico, sia uno sconosciuto. In quest’ultimo caso, viene selezionato tramite i registri internazionali dei donatori.

Vantaggi e svantaggi…

Entrambi i tipi di trapianto di cellule staminali, autologo e allogenico, hanno vantaggi e svantaggi a prescindere dalla loro provenienza. Anche se, come vedremo, le staminali del cordone ombelicale riescono a tamponare molti degli svantaggi tipici del trapianto allogenico.

…del trapianto autologo

Il trapianto autologo, quindi di staminali del paziente stesso ha questi vantaggi:

  • Minor rischio di rigetto, dato che le cellule provengono dallo stesso paziente.
  • Recupero più rapido, dato che non serve alcuna terapia immunosoppressiva post-trapianto. Dopo un trapianto autologo, il tempo di recupero è di 3-6 mesi.
  • Meno complicanze, dato che non c’è rischio di rigetto.

Di contro, il trapianto autologo ha questi svantaggi:

  • Rischio di recidiva più alto. Poiché si usano le cellule staminali del paziente stesso, c’è sempre il rischio di reintrodurre qualche cellula difettosa.
  • Impossibilità di usarlo per alcune patologie, in particolare quelle con cause genetiche.
  • Difficoltà nel reperimento delle staminali, se non sono state conservate al momento del parto insieme al cordone ombelicale.

…del trapianto allogenico

Nel caso del trapianto allogenico, ovvero di staminali provenienti da un altro paziente, i vantaggi sono:

  • Possibilità di usarle anche contro malattie genetiche, contro le quali non è possibile usare le staminali del paziente stesso.
  • Minor rischio di recidiva, dato che ci sono meno probabilità di infondere cellule maligne.
  • Fenomeno graft-versus-tumor (GvT), per cui le cellule T del donatore riconoscono e attaccano eventuali cellule tumorali residue.

I trapianti allogenici hanno però anche diversi svantaggi:

  • Alto rischio di malattia del trapianto contro l’ospite. Dato che le staminali provengono da un’altra persona, c’è il rischio che il sistema immunitario del donatore attacchi i tessuti del paziente.
  • Recupero più lungo, tra i 12 e i 18 mesi, dato che il paziente deve sottoporsi a terapia immunosoppressiva post-trapianto.
  • Maggior rischio di complicanze, sia a causa della malattia del trapianto sia a causa degli immunosoppressori.
  • Difficoltà nel trovare un donatore compatibile.
  • Rischio di trasmissione di infezioni latenti nel donatore, come ad esempio il citomegalovirus.

Come le staminali cordonali riducono i rischi del trapianto allogenico

Esiste un tipo di staminali che riduce i rischi succitati del trapianto allogenico: le staminali del cordone ombelicale. Quando si usano le cellule di un donatore, infatti, le staminali cordonali risultano molto meno problematiche rispetto a quelle del midollo osseo. Questo grazie a una serie di caratteristiche uniche, impossibili da trovare nelle staminali adulte.

  • Bassa immunogenicità e maggiore tolleranza immunologica, ovvero è difficile che inducano una risposta immunitaria. Grazie a questa caratteristica, le staminali del cordone:
    • sono meno soggette a rigetto;
    • in caso di rigetto, le complicanze sono meno gravi;
    • i criteri di compatibilità tra donatore e paziente sono meno stringenti, quindi è più facile trovare delle staminali compatibili. Il pregio è ancora più evidente, se consideri che un trapianto di midollo osseo richiede invece una compatibilità quasi perfetta.
  • Rischio pressapoco nullo di contaminazione da malattie infettive, dato che provengono da neonati.
  • Elevata capacità rigenerativa, che aumenta le probabilità che le staminali attecchiscano e si espandano. Di contro, il processo potrebbe richiedere un po’ di tempo in più.
  • Possibilità di conservarle al momento del parto, nel caso dovessero servire al bimbo stesso o a una persona cara. Per maggiori informazioni sulla conservazione del cordone in Italia, leggi l’articolo dedicato.

Per tutte queste ragioni e altre ancora, le staminali del cordone ombelicale sono protagoniste di un gran numero di studi in tutto il mondo. Peccato che in Italia il 98% dei cordoni ombelicali finisca nella spazzatura.

Indicazioni cliniche per trapianto autologo e allogenico

Come detto sopra, la scelta tra trapianto autologo e trapianto allogenico dipende da diversi fattori. In parte, è una questione di disponibilità: non è detto che il paziente abbia a disposizione un campione utilizzabile delle proprie staminali. In parte, dipende dal tipo di patologia che va affrontata.

L’American Society for Blood and Marrow Transplantation (Società americana per il trapianto di sangue e midollo osseo) ha stilato un elenco di patologie trattabili con trapianto autologo, allogenico e con entrambi.

  • Mieloma multiplo: trapianto autologo.
  • Linfomi: si preferisce il trapianto autologo, ma si può ricorrere anche al trapianto allogenico.
  • Leucemia mieloide acuta (LMA): si può ricorrere ad entrambi, ma si preferisce il trapianto allogenico.
  • Leucemia linfoblastica acuta (LLA): si può ricorrere ad entrambi.
  • Sindrome mielodisplastica (MDS): si ricorre al trapianto allogenico.
  • Talassemia e anemia falciforme: si ricorre al trapianto allogenico.
  • Malattie autoimmuni: ci sono studi in corso su come sfruttare il trapianto autologo nel trattamento delle malattie autoimmuni. Molto interessanti gli studi riguardanti la sclerosi multipla.

Per avere maggiori informazioni, ti consigliamo l’articolo dedicato. Inoltre, ricorda che le indicazioni cliniche sono in continua evoluzione, grazie alla ricerca e alle nuove tecnologie.

Qual è il tasso di successo di un trapianto

Grazie alla continua evoluzione della ricerca, il tasso di successo dei trapianti di staminali aumenta di anno in anno; questo vale sia per i trapianti autologhi sia per i trapianti allogenici. Va detto, però, che i numeri cambiano a seconda della patologia trattata.

Ad oggi, abbiamo i numeri migliori riguardano il linfoma di Hodgkin: il 92% dei pazienti sopravvive per più di 3 anni dopo il trapianto. Va peggio per altri tipi di linfoma e per il mieloma, dove il tasso di sopravvivenza a 3 anni si tiene sotto l’80%.

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