Centro assistenza clienti
Donna incinta che palpa il pancione
Papilloma virus e gravidanza: cosa c’è da sapere
stem cells
Il permesso di vivere
Show all

Paralisi cerebrale infantile: cause e trattamenti

Bambina seduta su un muretto con accanto stampelle colorate

Nonostante si parli di paralisi cerebrale infantile al singolare, questa espressione si usa per indicare un gruppo di disturbi con una causa in comune: un danno cerebrale avvenuto nelle primissime fasi della vita.

In questo articolo approfondiremo le caratteristiche di questo insieme di disturbi, vedendone anche le cause e i nuovi trattamenti disponibili.

Cos’è la paralisi cerebrale

Con “paralisi cerebrale” (PC) si definisce un disturbo neurologico che influenza le capacità motorie: il termine “paralisi” si riferisce alle difficoltà di movimento; il termine “cerebrale” si riferisce alla radice di queste difficoltà, che sono appunto le lesioni cerebrali.

Ciò che accomuna tutti gli individui colpiti da PC è la difficoltà nel controllare i muscoli. Data la sua origine, però, questa definizione si applica a una vasta gamma di problematiche, più o meno gravi a seconda dell’individuo. Non esistono due casi di paralisi cerebrale infantile esattamente identici tra loro, nonostante possano avere tanti sintomi in comune.

Talvolta, i danni cerebrali sono leggeri: il bambino controlla male i movimenti, quindi si muove in modo goffo; per il resto, però, ha una vita tutto sommato normale. Spesso, invece, le lesioni colpiscono vaste aree del cervello. In questi casi, la paralisi cerebrale si accompagna a disabilità intellettiva più o meno grave, perdita della vista e dell’udito, alterazioni scheletriche e articolari.

Per tutte queste ragioni, è difficile (se non impossibile) delineare un percorso comune a tutti i bambini affetti da questo tipo di disturbo.

Quali sono le cause delle lesioni cerebrali

La paralisi cerebrale infantile è frutto di lesioni cerebrali avvenute durante o nei mesi successivi al parto. Quali sono le cause delle lesioni, però?

  • Asfissia durante un parto difficile, come quella causata dal cordone ombelicale intorno al collo.
  • Una lesione grave alla testa. Quasi tutte le lesioni perinatali si risolvono da sole. Purtroppo, ci sono rari casi in cui la lesione interessa anche il cervello.
  • Un’infezione che tocca il cervello, come la meningite.
  • Un ictus perinatale, ovvero un ictus che si verifica entro il primo mese di vita.
  • Ipoglicemia, ovvero bassi livelli di zucchero nel sangue. Se non diagnosticata, può provocare ictus e danni cardiovascolari. Per fortuna, è abbastanza facile da prevenire e trattare.

Clicca qui e scopri la testimonianza di Alessandra e di altri nostri clienti

Fattori che aumentano il rischio

A volte, la paralisi cerebrale è una tragedia imprevedibile. Altre volte, invece, è frutto di piccoli problemi di salute che si sommano e che aumentano i rischi per il bambino.

In alcuni di questi casi, la donna e i suoi medici possono giocare d’anticipo, riducendo il rischio di PC con controlli e trattamenti ad hoc.

  • Parto gemellare. Una gravidanza gemellare è sempre una gravidanza a rischio, a maggior ragione se la madre è piuttosto adulta. I gemelli sono quindi più soggetti a complicazioni perinatali, alcune delle quali possono causare una paralisi cerebrale.
  • Parto prematuro. Secondo diversi studi, il 40% dei bambini affetti da paralisi cerebrale è nato pretermine. Molti dei bambini esaminati hanno subito lesioni della sostanza bianca (il tessuto che connette le diverse aree del cervello), coagulazione eccessiva o emorragie interne.
  • Basso peso alla nascita. Gli studi succitati rilevano inoltre una correlazione inversa tra peso alla nascita e probabilità di paralisi cerebrale: più un neonato è piccolo al momento del parto, più è probabile che subisca lesioni al cervello.
  • Infezioni in gravidanza. Le infezioni virali e batteriche sono tra i maggiori pericoli per la salute in gravidanza, sia per la mamma sia per il bambino. Se non identificate per tempo, alcune di queste possono contagiare il piccolo e provocare danni gravi, se non addirittura la morte in utero. Ecco perché è importante vaccinarsi, là dove possibile.
  • Salute materna. Ipertensione, disturbi tiroidei e diabete gestazionale aumentano il rischio di parto pretermine, con le conseguenze viste sopra. Le donne che ne soffrono vanno monitorate lungo tutta la gestazione,.
  • Ittero patologico. È perfettamente fisiologico che un neonato assuma una colorazione giallina nelle prime ore di vita: se tutto va bene, sparisce massimo entro 2 giorni. Se invece l’ittero persiste, significa che c’è un accumulo di bilirubina nel sangue e va curato immediatamente. Altrimenti, la bilirubina si accumula anche nel cervello e ne danneggia i tessuti.

I diversi tipi di paralisi cerebrale infantile

L’abbiamo detto all’inizio: “paralisi cerebrale infantile” è un termine cappello, che comprende un gran numero di disturbi. Questi vengono classificati in base a come influiscono sulle funzioni motorie oppure in base alla parte del corpo interessata.

Classificazione in base alla funzione motoria

Questo tipo di classificazione si concentra sugli effetti della paralisi cerebrale sui muscoli, sia sul loro tono sia sul grado di controllo.

  • Paralisi cerebrale spastica. Uno o più muscoli sono ipertonici, il che li rende rigidi e difficili da muovere. Spesso questi muscoli si contraggono tutti insieme, provocando spasmi involontari. È la forma più comune di PC e interessa l’80% dei bambini che ne sono affetti.
  • Paralisi cerebrale discinetica. I muscoli si muovono in modo violento e imprevedibile, spesso sotto l’influenza delle emozioni. Il tono muscolare è altalenante.
  • Paralisi cerebrale atassica. I muscoli sono ipotonici e il bambino fa fatica a mantenere l’equilibrio.
  • Paralisi cerebrale mista. La paralisi cerebrale si manifesta in più modi, a seconda delle zone del corpo interessate.

Classificazione in base alla parte del corpo interessata

Alla classificazione vista sopra si somma questa, basata invece sulle aree del corpo interessate.

  • Quadriplegia. La paralisi cerebrale interessa tutti e quattro gli arti. Di solito, sono coinvolti anche i muscoli di tronco e volto.
  • Diplegia. La paralisi cerebrale tocca solo le gambe.
  • Emiplegia. La paralisi cerebrale interessa solo il lato sinistro o solo il lato destro del corpo.
  • Monoplegia. La paralisi cerebrale interessa solo un arto.
  • Triplegia. La paralisi cerebrale interessa tre arti.

Le ultime due forme sono estremamente rare.

Quali sono i sintomi

Nonostante le lesioni di verifichino durante il parto o nei mesi successivi, si manifestano quasi sempre dopo i 2 anni di vita. Per questa ragione, i medici consigliano di tenere i bambini a rischio sempre sotto controllo, così da segnalare la presenza di uno o più sintomi sospetti.

  • Ipotono, ovvero muscoli flaccidi e poco tonici.
  • Ipertono, ovvero muscoli troppo sviluppati e rigidi.
  • Mancanza di coordinazione, che può rendere difficile compiere azioni come disegnare o vestirsi.
  • Tendenza a camminare e gattonare con movimenti ondulatori.
  • Difficoltà a deglutire e a parlare.
  • Tendenza a sbavare.
  • Tendenza a trascinare una gamba o a usare solo un braccio.
  • Disturbi cognitivi come mancanza di memoria, difficoltà a stare attento, carenza nel linguaggio e nel ragionamento.
  • Attacchi di epilessia.

La diagnosi di paralisi cerebrale si base sull’osservazione di questi sintomi, sull’anamnesi e sull’esecuzione di una risonanza magnetica dell’encefalo. In base ai risultati, il medico può determinare il tipo di PC e la gravità.

Quali sono le aspettative di vita?

Non è detto che una diagnosi di paralisi cerebrale sia una condanna: molto dipende dalla gravità del disturbo. Esistono infatti 5 livelli di gravità, in base ai quali cambia anche l’autonomia del bambino.

  1. Il bambino cammina, corre e gioca. L’unico problema è la mancanza di equilibrio e coordinazione.
  2. Il bambino cammina in piano, ma ha bisogno di stampelle e deambulatori per i tratti più lunghi. Rimane tutto sommato indipendente.
  3. Il bambino ha bisogno di una sedia a rotelle per muoversi, ma riesce a restare seduto senza aiuti esterni e mantiene un minimo di mobilità.
  4. Il bambino ha bisogno di una sedia a rotelle e di aiuto per restare seduto. Inoltre, la mobilità è molto limitata.
  5. Il bambino fa fatica a restare seduto e a mantenere la testa dritta, senza supporti adeguati. Non è indipendente e ha bisogno di aiuto costante, anche sotto forma di dispositivi tecnologici ad hoc.

Uno studio di Eva Blair analizza i casi di paralisi cerebrale infantile tra il 1956 e 2011. Tra le diverse cose analizzate c’è proprio l’aspettativa di vita dei soggetti che, senza troppe sorprese, è aumentata nel corso dei decenni.

Se ci rifacciamo a questo studio e ad altri simili, oggi un bambino affetto da paralisi cerebrale lieve può vivere 70-80 anni. Più la diagnosi si aggrava, minore è l’aspettativa di vita, però: nei soggetti gravi, accompagnati da deficit cognitivi e da problemi respiratori, l’aspettativa di vita può scendere sotto i 50 anni. In alcuni casi, perfino sotto i 20 anni.

Esiste una cura?

Per il momento, non esiste una cura risolutiva per le paralisi cerebrali infantili. Terapia fisica e occupazionale possono aiutare molto, ma non eliminano la radice del problema, ovvero il danno cerebrale. Agiscono sui sintomi, in sostanza.

Ad oggi, la speranza maggiore arriva dal trapianto di cellule staminali. Emblematica la storia di Brodie, che ha ricevuto le staminali del cordone del fratellino. Il suo è però solo uno dei tanti casi simili: la ricerca sta facendo passi da giganti e il sangue cordonale potrebbe essere la chiave.

In futuro, conservare il cordone potrebbe aiutare tanti bambini ad avere una vita migliore.

"Siamo davvero rimasti soddisfatti, azienda seria, tutor sempre a disposizione, personale competente e professionale. Complimenti!"
Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)

Leggi i commenti lasciati dai nostri clienti.

Recensioni Verificate
Copy link