In questo studio, è stata comparata la capacità di ricostituzione immunitaria in pazienti affetti da neoplasie ematologiche sottoposti ad infusione o di due unità di sangue cordonale (n=42) o di cellule staminali da sangue periferico ottenute da donatore non famigliare HLA-compatibile (n=102). I risultati delle analisi mostrano che i pazienti sottoposti a trapianto DUCB esibiscono un ritardo significativo nella ricostituzione delle cellule T CD3+, quando paragonati a pazienti trattati con staminali da sangue periferico. Al contrario, la ricostituzione di cellule B è risultata molto più rapida ed intensa (da 3 a 24 mesi dopo il trattamento) a seguito di trapianto DUCB che non di staminali da donatore HLA-compatibile. In aggiunta, anche il recupero di cellule natural killer CD56+/CD16+ è risultato più rapido nei pazienti sottoposti a trapianto DUCB, rimanendo significativamente maggiore da 1 a 24 mesi dopo il trattamento. A 100 giorni dal trapianto, i pazienti che hanno ricevuto due unità di sangue cordonale hanno esibito un maggior numero di infezioni ma hanno sviluppato con minor incidenza la forma cronica della malattia del trapianto contro l’ospite. Infine, non sono state rilevate differenze ne in relazione all’incidenza di ricaduta e di morte non derivante da ricaduta, ne nel tasso di sopravvivenza senza progressione della malattia e di sopravvivenza generale. In conclusione, i risultati indicano che l’aumentato rischio di infezioni dopo trapianto DUCB è in dipendenza da un ritardato recupero di cellule T, rischio che rimane limitato ai primi 3 mesi dal trapianto.
Fonte: Biology of Bone and Marrow Transplantation
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