In dirittura di arrivo in Italia un innovativo trattamento contro la leucemia sviluppato negli Stati Uniti. Una maxi-raccolta di fondi online e tramite social network ha permesso al 22enne Tommaso Tori, affetto da leucemia linfoblastica acuta, di viaggiare Oltreoceano, nela speranza di vincere la malattia. Nel primo semestre 2015 la Novartis, multinazionale del farmaco che finanzia la cura sperimentale negli Usa, sceglierà insieme all’Istituto superiore di sanità i due centri italiani in cui portare la nuova tecnologia medica contro la leucemia: Monza è in lizza per ospitare la sperimentazione in ambito pediatrico, il Sant’Orsola è pronto a studiare la cura per gli adulti. Il professor Carl June del Centro di ricerca della Pennsylvania University sta lavorando da sei-sette anni a questa cura innovativa contro la leucemia di tipo B, insieme ai clinici David Porter e Stephan Grupp. “Il primo paziente è stato curato nel 2010- spiega Ruella, ricercatore italiano della Pennsylvania University nel laboratorio del Prof. June- questa terapia è stata ad oggi utilizzata nel nostro centro su un’ottantina di persone e abbiamo avuto risultati molto sorprendenti”, in particolare per chi era affetto da leucemia linfoblastica acuta.
“Il 90% dei pazienti ha mostrato una completa scomparsa della malattia in tutto il corpo”, afferma Ruella, che ci tiene poi a precisare che al momento “non abbiamo ancora i risultati” della cura su Tommaso Tori. Ma come funziona questa nuova tecnologia medica che sembra in grado di sconfiggere la leucemia? “La terapia si chiama ‘Chimeric antigen receptor (Car, ndr) T cells’, che vuole dire cellule T con recettore chimerico- spiega Ruella- la procedura clinica consiste nel prelevare i linfociti T dal paziente malato di leucemia e infettarli con un lentivirus, che è simile al virus dell’Hiv ma modificato geneticamente perché non sia tossico”. Questo lentivirus di fatto ‘arma’ il linfocita con una “nuova proteina, ‘Car’ appunto, che è in grado di riconoscere e distruggere la leucemia”, creando anche una sorta di ‘memoria’ nel sistema immunitario. I pazienti che ricevono questo trattamento, sottolinea ancora Ruella, “hanno ricevuto molte terapie in precedenza, alcuni anche il trapianto di cellule staminali. Quindi non avevano altre possibilità terapeutiche”.
Quanto alla cura innovativa contro la leucemia “siamo ottimisti- aggiunge il ricercatore- ovviamente è ancora una procedura sperimentale che si può applicare ad alcuni tipi di leucemia. L’idea però è quella di trasportare questo approccio nei tumori solidi e altri tipi di leucemie o linfomi, ma al giorno d’oggi non ci sono ancora dati sufficienti per aprire questi protocolli alla popolazione generale”.
Fonte: Dire.it
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