Approcci basati sulla terapia genica e sulle cellule staminali iniziano a far emergere come queste ultime abbiano il potenziale per mantenere, se non addirittura ripristinare, la funzione uditiva.
Negli ultimi anni, la ricerca sulla sordità ha fatto enormi passi avanti; sono stati identificati più di 100 loci genetici ed è stato possibile collegare molti di questi alla perdita dell’udito. Capire e seguire i percorsi genetici che regolano la funzione uditiva, ha quindi permesso di ridefinire il trattamento farmacologico della sordità. Sebbene la perdita dell’udito non possa ancora essere curata attraverso l’utilizzo di metodi farmacologici, grazie ad ausili uditivi, impianti cocleari e protesi, è stato possibile migliorare considerevolmente la qualità di vita delle persone. A lato di queste ricerche, si assiste a una continua evoluzione nel campo dell’uso di cellule staminali applicate a diverse patologie e ciò apre continue possibilità di sviluppo di soluzioni di trattamento per queste ultime. La perdita dell’udito è la forma più comune di disabilità sensoriale nell’uomo e, ad oggi, più di 80 milioni di persone, tra i soli Stati Uniti ed Europa, ne sono colpite. Ciò significa che più di 1 bambino su 1000 nasce sordo e oltre i 65 anni di età, un terzo della popolazione soffre dello stesso disturbo, al punto da non essere in grado di sostenere una conversazione. Considerando il tasso di invecchiamento della popolazione, è verosimile pensare che tali cifre aumenteranno nell’arco dei prossimi anni e l’uso di cellule staminali applicate nel trattamento della funzione uditiva, appare come un fattore molto positivo nella ricerca di soluzioni per questa patologia.
Fonte: Nature Reviews Drug Discovery