Un team di ricercatori dell’Università di Kyoto sta lavorando su un nuovo protocollo per il trattamento dell’insufficienza renale acuta. Al centro del nuovo protocollo c’è l’utilizzo di un particolare tipo di cellule staminali multipotenti, ovvero le cellule progenitrici renali. Queste sono in grado di riprodursi e convertirsi in tutte i tipi di cellule che formano un rene.
L’insufficienza renale acuta è una patologia che prevede una rapida perdita delle funzionalità dei reni. Il tasso di morte tra i pazienti più gravi si aggira intorno al 60%. I trattamenti al momento disponibili possono ben poco.
I ricercatori hanno sviluppato una tecnica per spingere le cellule progenitrici renali a formare una struttura che ricordi i tubuli prossimali. I tubuli prossimali si occupano del riassorbimento di sostanze ancora utili per il corpo, secernendo invece tossine che verranno poi eliminate.
La tecnica è stata per il momento testata mediante modello animale. I ricercatori hanno effettuato su dei topi malati un trapianto di cellule progenitrici renali. L’operazione avrebbe ridotto i livelli di azoto ureico e di creatina nel sangue, attenuato la necrosi tubulare e la fibrosi interstiziale.
Secondo i ricercatori, sarebbero stati i fattori trofici secreti dalle cellule progenitrici ad avere un effetto protettivo sul tessuto renale, in quanto le cellule trapiantate non avrebbero attecchito.
L’evoluzione di questa nuova tecnica sull’essere umano potrebbe rivoluzionare il trattamento dell’insufficienza renale. L’azione protettiva delle cellule staminali sui tessuti sani, infatti, potrebbe prevenire il cronicizzarsi della malattia.
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