Al momento, ci sono circa 20 trial attivi, 17 dei quali sono registrati sul portale del National Institute of Health del Governo USA: 4 osservazionali e 13 di tipo interventistico, di fase 1, 2 o 3, con diversi approcci scientifici e diversi tipi di cellule studiate.
In alcuni casi, i ricercatori utilizzano le cellule mesenchimali. C’è uno studio di fase 3 che negli Stati Uniti e in Canada ha coinvolto circa 200 pazienti ai quali sono state infuse cellule mesenchimali (MSC) differenziate dall’azienda Brainstorm in cellule in cellule (chiamate NeurOwn) in grado di produrre fattori neurotrofici. Lo studio prevede la somministrazione per via intratecale, cioè nel canale spinale, per tre volte ogni due mesi, e prevede la presenza di un gruppo di controllo con placebo.
Pur essendo lo studio in fase 3, i ricercatori non hanno ancora pubblicato gli esiti della fase 2, di conseguenza non si possono dare giudizi sull’efficacia della procedura.
Vi sono poi altri studi in corso, due dei quali di fase 1 e 2 svolti presso la Mayo Clinic di Rochester, USA, in cui i ricercatori stanno valutando la sicurezza e la tollerabilità di MSC derivate dal tessuto adiposo iniettate per via intratecale (nel liquor).
Ricercatori spagnoli stanno invece sperimentando l’infusione di MSC derivate dal tessuto adiposo, e lo studio dovrebbe concludersi nel 2021.
Per quanto riguarda l’Italia, si è concluso da poco un progetto che ha coinvolto 11 diversi centri coordinati dal Dipartimento di Neuroscienze, Oftalmologia e Genetica dell’Università degli Studi di Genova.
Gli scienziati italiani hanno sperimentato il protocollo Cy-HSCTALS002, che ha previsto la somministrazione endovenosa di Ciclofosfamide, associata alla somministrazione di Granulocyte Colony-Stimulating factor (G-CSF) e chemioterapia di condizionamento e successiva re-infusione di cellule staminali ematopoietiche autologhe.
Tuttora in corso, invece, lo studio STEMALS II, una sperimentazione basata sull’impiego di Filgrastim (potente ‘mobilizzatore’ di cellule staminali ematopoietiche) per via endovenosa nella sclerosi laterale amiotrofica.
Lo studio è stato coordinato dal CRESLA di Torino e i risultati sono previsti per il gennaio 2020.
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