I Linfociti T modificati geneticamente per esprimere recettori chimerici antigenici CAR per riconoscere gli antigeni delle cellule B CD19 hanno portato dei risultati terapeutici insperati nel mondo della terapia personalizzata tumorale e sono ora sul mercato come veri e propri farmaci.
Cavalcando questo successo, il campo dell’immunologia e dell’ingegneria cellulare offre ora soluzioni creative che possono rispondere a una gamma di patologie più ampia. L’innovazione nel design dei recettori antigenici accoppiata con l’avanzamento nel trasferimento di geni e delle tecnologie di gene editing, offre soluzioni molto sofisticate con dei circuiti che consentono di attivare funzionalità a altri tipi cellulari quali le cellule natural killer, le cellule staminali ematopoietiche, le cellule staminali retroindotte.
Un mosaico di soluzioni terapeutiche anche al di fuori della terapia tumorale veramente ampio che implica anche l’introduzione di più di un antigene come arma terapeutica.
Con l’approvazione dell’FDA sulle prime cellule T modificate, abbiamo raggiunto l’obiettivo di aprire una nuova era che perseguivamo da 25 anni.
Ora la domanda è se si riuscirà a mantenere la terapia autologa personalizzata come primo scopo terapeutico o se fosse possibile ampliare l’uso delle cellule anche per via allogenica.
Molto dipenderà dagli investimenti e dai costi di produzione di tali linee cellulari modificate oltre che dai risultati degli studi clinici già in corso su diverse patologie (mieloma multiplo, leucemia mieloide acuta, leucemia, linfomi)
Fonte: Nature Biotechnology
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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)
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