Il cordone ombelicale è ricco di cellule staminali, che possono essere utilizzate per curare gravi malattie del sangue. Lo stesso cordone ombelicale però può anche restituire la vista a persone che la stanno perdendo a causa di varie patologie, in questo caso la secchezza oculare dovuta allo smog.
Lo prova una ricerca scientifica che si sta conducendo in questi mesi all’Azienda ospedaliera di Alessandria e che vede coinvolti l’Oculistica, l’Ematologia e il laboratorio di Medicina rigenerativa della Medicina trasfusionale.
L’ospedale è il secondo centro in Italia, dopo Bologna, in cui viene studiato questo genere di trattamento. Sostanzialmente, con il sangue del cordone ombelicale viene preparato un prodotto biologico, una sorta di collirio, per la rigenerazione della superficie dell’occhio. I risultati sui primi pazienti trattati sono stati estremamente positivi, come confermano la biologa Laura Mazzucco e l’oculista Mariarosa Astori. «Dottoressa, ora ci vedo bene, posso anche guidare di notte, fatemi continuare questo trattamento» ha commentato una giovane paziente.
Finora sono stati trattate nove persone ed entro l’estate si conta di coinvolgerne un’altra quindicina. La ricerca scientifica proseguirà fino al giugno del prossimo anno. La sperimentazione dovrà anche consentire di appurare per quanto tempo valgono gli effetti del collirio. «Se i pazienti guariscono – commenta Mariarosa Astori –, il problema non si pone. Altrimenti, si potrebbero proporre cicli di trattamento».
La patologia trattata con il collirio è la sindrome da occhio secco nelle sue forme più gravi, che comportano serie difficoltà visive. È una patologia che nelle forme più importanti può colpire persone che hanno subito un trapianto, ma si manifesta anche nel resto della popolazione. Anzi, è in aumento. Gli esperti ritengono che nei prossimi anni ne possa essere colpito il 57% delle persone, soprattutto per problemi ambientali, legati al grave inquinamento dell’aria ma anche all’utilizzo dei computer.
Il collirio, quindi, offre nuove prospettive di miglioramento della qualità della vita in chi è colpito in modo severo dalla sindrome. Per poterlo produrre è però indispensabile avere a disposizione il cordone ombelicale. «Pensavamo di essere autosufficienti – sottolineano le ricercatrici – invece abbiamo dovuto rivolgerci alla biobanca».
Fonte: La Stampa
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