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Riabbracciare il 30% perduto

Eric Lyons è avventuroso nel senso più ampio e benevolo del termine. Hope for the Silent Voices, l’associazione non-profit da lui fondata, ne è l’esempio più lampante. Come altro definire un uomo che si infila negli angoli più remoti della Cambogia per aiutare le persone, se non “avventuroso”?

L’amore per le avventure di Eric si esprime anche nello sport, però: quando l’associazione e la famiglia gli lasciano un po’ di tempo, si dedica alla boxe e al football americano e agli sport all’aperto. Insomma, tutte attività che richiedono tanta energia e che spesso lasciano tracce sul corpo, oltre che sull’anima.

Nel corso degli anni, Eric colleziona un discreto numero di cicatrici, grazie alle sue tante attività. Nel 2017, però, scopre che queste sono forse l’ultimo dei suoi problemi: i veri danni non si trovano sulla nuda pelle.

Ogni caduta, ogni colpo in testa, ha lasciato un piccolo segno sul cervello di Eric. Niente di grave, all’inizio, finché non iniziano ad accumularsi. Nel 2017, la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso: l’uomo va a sbattere contro una porta e, pian piano, anni di danni invisibili iniziano a diventare fin troppo evidenti.

Eric perde la memoria, non riesce a parlare bene, fa perfino fatica a muoversi e a dormire. È come se buona parte delle sue capacità fossero scivolate via da una crepa, lasciandogli solo il 15% del vecchio se stesso. Come detto all’inizio, però, Eric è un uomo avventuroso e non si perde d’animo.

Dopo un centinaio di sessioni di neurofeedback e mesi di fisioterapia, Eric recupera parte del sé perduto. A suo dire, torna a un onesto 70% delle proprie capacità. Purtroppo, il restante 30% che rimane fuori dalla sua portata è una parte essenziale: in quel 30%, ci sono la sua capacità di controllare le emozioni e di trattare con le persone più fragili, le stesse che vorrebbe aiutare. Non può darlo semplicemente per perso.

Uno dei neurologi cui parla gli accenna a una possibile terapia, a base di cellule staminali mesenchimali ricavate dai cordoni ombelicali. Pare che le cellule stimolino la guarigione dei tessuti cerebrali danneggiati, risolvendo parte dei problemi causati dai traumi cranici. Possibile che funzioni? L’uomo riflette a lungo sulla cosa e, alla fine, decide di tentare.

Eric non si siede sugli allori: dopo il trapianto, continua a sottoporsi alla fisioterapia e a lavorare su se stesso. Grazie a questo, oggi è molto più stabile emotivamente e riesce a concentrarsi più a lungo. Forse non ha recuperato del tutto quel 30% perduto; in ogni caso, ha recuperato quel tanto che basta per riprendersi la propria vita.

Chissà cosa potranno fare le staminali del cordone ombelicale, un giorno. Un domani, qualcuno con lo stesso problema di Eric potrà usarle per tornare se stesso. Al 100%, questa volta.

Fonte: parentsguidecordblood.org

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Badalà/Lombardo (Cliente Sorgente)

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